giovedì 17 febbraio 2011

Oltre 6 miliardi di utili, un euro di dividendo. Eni fa felici pure i russi

Utili balzati del 44,7% ad oltre 6 miliardi e conferma del dividendo a quota un euro anche per il 2010. Ma anche rafforzamento del legame con i russi sull’asse Libia-Siberia. È stata una giornata intensa, quella di Paolo Scaroni. La mattina passata ad illustrare i conti dell’Eni che hanno sorpreso il mercato con risultati superiori alle stime. Il pomeriggio al vertice con il presidente Dimitri Medvedev per aggiungere un altro tassello alla strategia di espansione sul fronte russo.

Per quanto riguarda il bilancio, il Cane a sei zampe ha chiuso il 2010 con profitti netti a 6,32 miliardi e un utile operativo di 17,3 miliardi, in rialzo del 31,9% sul 2009, anno in cui l’Eni aveva tirato il freno a mano. Il flusso di cassa nei 12 mesi ha raggiunto i 14,69 miliardi. L’ultimo trimestre dell’esercizio ha beneficiato  del contributo di operazioni di cessione pro-soluto di crediti commerciali con scadenza 2011 per l’ammontare di 1,2 miliardi. In negativo ha invece inciso sul cash flow il pagamento di debiti verso i fornitori di gas per effetto dell’attivazione della clausola take-or-pay prevista dai relativi contratti per circa 937 milioni (1,2 miliardi nell’anno). Su questo punto, commentando i risultati, Scaroni ha annunciato che l’Eni punta a chiudere le trattative per rinegoziare i contratti a lungo termine con Sonatrach e Gazprom entro fine anno. «Siamo in trattative», ha detto l’ad spiegando che le condizioni del «mercato sono inusuali». L’operazione avrà impatto anche sui conti del 2011. Ma i tempi e le modalità non sono ancora definiti. «Non posso dare anticipazioni», ha detto Scaroni, aggiungendo di avere già rinegoziato i contratti di lungo termine con la Libia.

Ed è proprio sul business nel Paese guidato da Gheddafi che ieri si sono concentrati i negoziati tra Scaroni e il presidente  di Gazprom, Alexey Miller, in occasione del vertice italo-russo per celebrare l’anno della cultura tra i due Paesi. Al centro dei contratti firmati tra i due manager c’è il progetto Elephant. Un giacimento a 800 chilometri a sud di Tripoli con riserve per 700 milioni di barili di greggio di cui l’Eni detiene il 33,3%. In base agli accordi, la russa Gazprom Neft entra in possesso della metà delle quote del Cane a sei zampe. Si tratta di un asset, considerando il valore complessivo del giacimento, che si aggira sui 160 milioni di dollari.
In cambio Scaroni incassa la possibilità di partecipare con quote maggiori allo sviluppo dei ricchissimi giacimenti della Siberia Nord occidentale (nella regione di Yamal) controllati da Arctic Gas Company. Operazione su cui da anni è in corso una complicata partita che riguarda anche l’Enel.
Più in generale, comunque, ieri Silvio Berlusconi e Medvedev hanno firmato anche un protocollo sull’energia per sviluppare i legami nel commercio del nucleare e del gas. «L’Europa e l’Italia», ha detto il premier, «hanno bisogno dell’energia russa».
Quanto all’Eni, la ripartenza dell’utile consentirà di confermare il dividendo ad un euro, così come era stato distribuito, non senza sforzi da parte del colosso italiano nel 2009. Il saldo di 0,50 ad azione (l’acconto è stato già distribuito) verrà messo in pagamento a fine maggio. 

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