Poteva essere l’occasione del chiarimento per Axel Weber, il presidente della Bundesbank mercoledì al centro di un giallo sulle indiscrezioni, mai smentite del tutto, di un suo ritiro dalla corsa alla presidenza Bce. Invece ieri il banchiere tedesco non ha sciolto i dubbi sul prossimo vertice dell'Eurotower. «Ho parlato con il cancelliere Merkel. Le ho detto che non ho intenzione di commentare fino a quando non ci saremo incontrati di nuovo e non avremo raggiunto un accordo», si è limitato a dire Weber.
Una dichiarazione sibillina a cui si aggiunge anche un altro giallo sulla sua partecipazione al vertice francotedesco di oggi a Berlino. C’è chi sostiene che Weber stia vagliando diverse opzioni, tra cui anche una nomina ai vertici di Deutsche Bank.
Di sicuro il quadro resta confuso. Al punto che, di fronte alla possibilità che l’unico candidato in corsa resti il nostro Mario Draghi, le lobby politico-economiche tedesche si sono affrettate a far circolare candidati alternativi. Un nome fatto da diversi giornali è quello di Klaus Regling, attuale capo del fondo salva-Stati europeo. A lanciare l’outsider è il quotidiano francese Le Figaro, ma anche il tedesco Handelsblatt. Mentre il Frakfurter Allhemeine Zeitung considera la nomina di Draghi poco probabile perché «darebbe troppo peso ai Paesi del Sud Europa» visto che c’è già Vitor Constancio, vice-presidente portoghese. Qualcuno ipotizza invece il nome di Juergen Stark, membro tedesco nel comitato esecutivo.
Sale comunque a Berlino l’irritazione verso Weber. Il suo comportamento viene infatti percepito come un tradimento, un colpo agli sforzi di Angela Merkel di ottenere la presidenza della Bce in cambio degli aiuti concessi generosamente agli Stati spendaccioni dell’Europa.
Chi non ha, invece, perso la fiducia in Draghi è il Financial Times, che continua a scommettere sul governatore di Bankitalia al di là delle considerazioni sulla nazionalità e al di là di quello che potrà decidere Weber.
Le indiscrezioni sul banchiere centrale tedesco hanno riacceso anche il gioco delle poltrone che ruota attorno alla fine del mandato della austriaca Gertrude Trumpel-Gugerell nel comitato esecutivo: i piccoli non vogliono perdere perso nel direttorio. Fra i candidati dei Paesi di dimensioni minori sono considerati in pole position il governatore della banca centrale lussemburghese Yves Mersch e il suo collega finlandese Erkki Liikanen.
Mentre infiamma il toto-nomine, Draghi si è dedicato ieri alla situazione delle banche italiane nel tradizionale incontro con l’Abi e con i vertici dei sei principali istituti di credito. Il governatore ha invitato le banche a non allentare l’opera di rafforzamento patrimoniale, mostrandosi prudenti nella distribuzione dei dividendi e aumentando i piani di riduzione dei costi e di efficientamento. Molti progressi sono stati fatti, ha avvertito Draghi, ma il processo dovrà continuare, anche in vista delle regole di Basilea3.
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