otrà sembrare strano, vista la nostra difficoltà a stare al passo con gli altri sulle nuove tecnologie, ma sul Voip andiamo meglio dell’Europa. I vari software per telefonare attraverso internet (gratis se si contatta un utente Voip, a prezzi molto bassi per gli altri), secondo i dati diffusi qualche giorno fa da Eurostat, sono utilizzati dal 34% degli utenti più giovani rispetto ad una media Ue del 35%, dal 28% di quelli tra i 24 e i 54 anni (26% in Europa) e addirittura dal 22% di quelli tra 55 e 74 anni (20%).
L’insolito primato è dovuto all’enorme diffusione degli smartphone nel nostro Paese. È proprio grazie ai telefonini, infatti, che il Voip sta registrando un gran numero di adesioni.
La cosa, però, piace pochissimo ai gestori del mobile, che offrono tariffe basse per la navigazione e si vedono sottrarre traffico telefonico proprio attraverso il web. Di qui la decisione di molti operatori di bloccare del tutto o di introdurre tariffe ad hoc per l’utilizzo dei programmi Voip. L’ultimo in ordine di tempo ad alzare le barricate è stato Vodafone, che ha deciso di offrire il Voip a 8 euro alla settimana rispetto ai 10 euro al mese per un normale abbonamento ad internet. Il rincaro ha scatenato le reazioni non solo degli utenti, ma anche del colosso del Voip Skype, che ha qualcosa come 145 milioni di utenti connessi al mese e gestisce un quarto delle telefonate internazionali nel mondo. «Alcuni operatori di telefonia mobile hanno messo in atto in modo arbitrario restrizioni contrattuali o tecniche che limitano quello che gli utenti possono fare online», ha tuonato Skype, invocando il principio della neutralità della rete. In effetti, negli Stati Uniti in autunno l’autorità per le tlc ha vietato alle compagnie di impedire il traffico Voip e anche l’Europa si sta muovendo in questo senso. Ancora, però, non esistono normative specifiche. E di fatto la neutralità della rete è già violata in molti modi, ad esempio attraverso limiti di traffico imposti da molti operatori che impediscono l’utilizzo di programmi come il peer-to-peer (per scambiare video e musica).
Il duello Skype-Vodafone ha spinto l’authority a scendere in campo, accelerando un intervento in cantiere da tempo. Nel 2009, infatti, l’organismo guidato da Corrado Calabrò ha avviato un’indagine conoscitiva su Voip e peer-to-peer proprio per verificare la compatibilità dei blocchi posti dai gestori con il quadro regolamentare. L’authority doveva concludere i lavori all’inizio della scorsa estate, ma l’indagine è andata per le lunghe. Ora, di fronte all’ennesimo caso, ha deciso di stringere i tempi. Il documento sarà messo in consultazione nei prossimi giorni, ma non è ancora chiaro se ci saranno interventi regolatori. Nell’attesa, gli utenti più esperti, sul web vengono definiti “smanettoni”, hanno già trovato mille modi per aggirare i controlli. Chi pensa di poter imbrigliare la rete, dovrà fare i conti anche con loro.
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