venerdì 18 febbraio 2011

Si torna a fare impresa come prima della crisi. E Roma batte Milano

La burocrazia, il fisco e la stretta congiunturale dell’economia si fanno ancora sentire, ma il mondo delle imprese sembra aver ingranato di nuovo la marcia. I registri di Unioncamere, secondo quanto emerge dalla rilevazione Movimprese effettuata da Infocamere, hanno chiuso il 2010 con un saldo positivo di 72.530 società. Non accadeva dal 2006, quando il risultato fra imprese chiuse e nuove attività si attestò a quota 73.333.

Da allora, tanto per avere un’idea, l’asticella iniziò a precipitare con 45mila imprese nel 2007, 36mila nel 2008 e addirittura 17mila l’anno scorso. A far tornare il rapporto ai livelli pre-crisi è stata una frenata consistente delle cessazioni. A fronte di nuove iscrizioni tutto sommato stabili, le imprese che hanno gettato la spugna sono invece passate dalle 390mila del 2007 alle 338mila del 2010.
La situazione resta molto difficile per gli artigiani, che anche nell’anno appena chiuso hanno registrato un saldo negativo di 5mila unità. Dato che impressiona se confrontato con il più 10mila imprese artigiane con cui si chiuse il 2006. «Da questi dati», ha spiegato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, «vediamo un Paese che ha una grandissima riserva di capacità di innovare e di affrontare il cambiamento degli scenari, per quanto difficile e rischioso. Sono queste le forze su cui il Paese può e deve contare per rilanciarsi e dunque è fondamentale dare loro gli strumenti per crescere».

A fare la differenza, in molti casi, è stata anche la capacità di cavalcare la ripartenza dell’economia fuori dall’Italia. Non è un caso, ha detto il segretario generale di Unioncamere,  Claudio Gagliardi, che i dati più positivi riguardino proprio le imprese che hanno puntato sull’innovazione e sull’export.
Dal punto di vista regionale, il dato percentuale vede una crescita maggiore del Centro-Sud. Ma da Unioncamere ci tengono a sottolineare che rispetto al 2009, quando in otto regioni su venti si registrarono saldi negativi, l’anno scorso tutte hanno chiuso il bilancio anagrafico in attivo. In termini assoluti le regioni che hanno visto aumentare di più il numero delle loro imprese sono state la Lombardia il Lazio. A livello provinciale, Roma con il 2,42%, presenta il secondo tasso di crescita in assoluto dopo L’Aquila (2,72%). Ma in termini assoluti, la Capitale, con un saldo di positivo di 10.531 nuove imprese, conquista il podio tra le province italiane. Facendo ancora meglio di Milano, che si è fermata a più 8.026 aziende. 

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