Dopo piazza Affari e Parigi, oggi è toccato a Londra. Per assicurare uno svolgimento ordinato degli scambi, si legge in una nota del London Stock Exchange Group, «il mercato azionario del Regno Unito è stato messo in pausa alle 8.03, in seguito all’identificazione di un problema nella diffusione dei dati in tempo reale». Lo stop è terminato ufficialmente solo diverse ore dopo, alle 13.15. «Avendo identificato l’origine del problema e avendo certezze nei rimedi occorrenti a riavviare la connettività del mercato», hanno spiegato dalla City, «il London Stock Exchange Group ha ripreso gli scambi in continua nei suoi mercati azionari».
Commentando il guasto il ceo dell’Lse, Xavier Rolet ha detto: «Siamo veramente spiacenti degli inconvenienti causati dal guasto odierno ai nostri clienti: abbiamo risolto il problema della diffusione dei dati in tempo reale e i nostri mercati hanno ora ripreso l’attività». L’inconveniente tecnico è il terzo in pochi giorni. Giovedì si è fermata la Borsa di Parigi, martedì Piazza Affari. Tutti i blocchi sarebbero stati determinati dai rispettivi sistemi informatici di negoziazione. Il problema è che ogni piazza finanziaria utilizza piattaforme diverse.
Per Londra non si tratta del primo incidente. Era già successo il 15 febbraio dopo la migrazione su un nuovo sistema informatico, il Millennium Excange. Per quanto riguarda Parigi il problema è stato di minore entità, circoscritto solo al Cac 40, l’indice che raccoglie le società a maggiore capitalizzazione. In quel caso i vertici della società che gestisce la Borsa, il Nyse Euronext, hanno spiegato che si è trattato di un piccolo incidente relativo ai processi di calcolo degli indici. Più serio e prolungato l’inconveniente che ha fermato Piazza Affari dall’inizio delle contrattazioni fino alle 15.30. A provocare lo stop sarebbe stato un problema sulla piattaforma Ddmplus, utilizzata dalla maggioranza degli intermediari che operano sulla Borsa di Milano. Il fatto curioso è che l’Idem, il mercato dei derivati che usa lo stesso sistema DdmPlus, funzionava regolarmente.
Difficile vedere dietro i tre scivoloni un filo conduttore. Lo stop duraturo di Piazza Affari qualche sospetto lo ha suscitato. Molti hanno insinuato che il congelamento delle contrattazioni non sia stato del tutto casuale, sottolineando la coincidenza dell’incidente con il crollo massiccio dei titoli delle principali società quotate a causa delle ripercussioni della crisi libica. E’ indubbio che se di problema tecnico si è trattato, la sua tempestività è stata provvidenziale per risparmiare un bel po’ di milioni di euro di capitalizzazione per società come Unicredit, Impregilo o Finmeccanica, pesantemente colpite nei primi giorni della settimana dai legami industriali e finanziari con Tripoli.
Difficile, però, sostenere la stessa tesi con l’episodio capitato ieri alla City di Londra. Tutte le Borse europee hanno infatti chiuso le contrattazioni di ieri con ottime performance, compresa quella londinese, che ha archiviato la seduta con un rialzo dell’1,37%.
La giornata, insomma, non era di quelle giuste per mettersi al riparo della bufera con eventuali trucchetti. Resta il fatto che le principali piazze finanziarie del continente non sono riuscite a gestire le tensioni sui mercati provocate dalla crisi libica.
Se solo di questione tecnica si è trattato, poi, non c’è comunque da stare allegri. Piazza Affari, infatti, deve ancora allinearsi con la Borsa di Londra, con cui è fusa, e a breve anche il listino di Milano migrerà sulla nuova piattaforma. La stessa che ha provocato il tilt di ieri.
© Libero