sabato 5 febbraio 2011

La cassaintegrazione cala del 25% per far spazio alla ripresa

Meno 25,5% rispetto al 2010 e meno 30,3% rispetto a dicembre. Anche i più scettici, questa volta, dovranno prendere atto che lo stato di salute delle imprese sta sensibilmente migliorando. Il calo della cassa integrazione registrato a gennaio dall’Inps è più che sensibile e riguarda tutte le tipologie. Da quella ordinaria (-14,6%) a quella in deroga (-16,8%) fino alla straordinaria (-44,9%).

Il dato è una sorpresa solo per chi finora non ha voluto leggere i segnali arrivati dall’Istituto nazionale di previdenza. «È una indicazione forte», spiega il presidente Antonio Mastrapasqua, «che conferma quella che da ormai sei mesi ci viene dal mercato: le aziende chiedono sempre meno cassa integrazione nel suo complesso». Non solo. Da molti mesi l’Inps tenta di spiegare anche che al di là delle ore di cassa integrazione richieste in base a stime prudenziali delle imprese, quelle effettivamente utilizzate si sono progressivamente assottigliate nel corso dell’anno. Si tratta del cosidetto “tiraggio”, che nei primi dieci mesi del 2010 è arrivato a quota 48,25% (su 100 ore autorizzate 48 vengono utilizzate) rispetto al 65% raggiunto nel 2009. Solo qualche settimana fa l’Inps sosteneva che per il 2010 si prevede un ammontare di ore realmente usate dalle imprese non diverso da quello del 2009, quando la crisi, almeno nel primo semestre, non aveva ancora messo in  ginocchio il sistema produttivo.

«Da due anni», riflette allora Mastrapasqua, «guardiamo ai numeri della crisi, attraverso le richieste di cassa integrazione, oggi con lo stesso realismo dobbiamo registrare un’inversione di tendenza non episodica, continua e sempre più rilevante, che non può non farci ben sperare per il futuro produttivo del Paese». In più, la riduzione delle ore autorizzate, come spiega il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, permette di considerare «più che sufficienti le risorse disponibili per gli ammortizzatori sociali, che sono tarate sulle ipotesi peggiori». Tutta «propaganda» per la Cgil, che giudica il crollo della Cig a gennaio un semplice evento tecnico. Più concreta Confapi, che prende atto del dato positivo, ma avverte il governo di non abbassare la guardia perché, dice il presidente Paolo Galassi, «per le Pmi si prevedono ancora consistenti ondate di licenziamenti». 

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