giovedì 24 febbraio 2011

I beduini ci tagliano il gas. E il petrolio...

L’unica notizia positiva è che l’Eni ha chiuso la seduta a Piazza Affari, forse anche grazie al misterioso blackout della Borsa per “problemi tecnici” che ha tenuto i terminali spenti fino alle 15.30, limitando le perdite ad uno 0,86%. Per il resto, la situazione peggiora di ora in ora. E il rischio che il fuoco di Tripoli faccia passare all’Italia le ultime settimane d’inverno al freddo è un’ipotesi con cui il governo ha iniziato a fare i conti. A far scattare l’allarme è stata la tempestiva chiusura del maxi gasdotto dell’Eni Greenstream, che porta dalla Libia all’Italia un quantitivo di gas (9,4 miliardi di metri cubi) pari al 10% del nostro intero fabbisogno. Una decisione praticamente obbligata, quella del Cane a sei zampe, dopo l’intensificarsi delle tensioni, la mancanza di personale (i dipendenti della centrale di pompaggio di Mellitha non si sono presentati al lavoro) e, non ultime, le minacce arrivate dalla città di Nalut, nella zona dei monti occidentali libici dove l’infrastruttura comincia il suo cammino.

In un messaggio comparso ieri mattina sul sito web del gruppo “17 febbraio”, la gente di Nalut si è rivolta «all’Europa, e in particolare all’Italia», annunciando che «dopo il silenzio riguardo le stragi compiute da Gheddafi, ha deciso che interromperà dalla fonte l’afflusso di gas libico, chiudendo il giacimento di al-Wafa». Quest’ultimo, con una produzione di 117mila barili di olio equivalente, è la principale fonte di approvvigionamento, insieme alla piattaforma offshore di Bahr Essalam, del gasdotto che arriva in Italia.
Nasce anche da qui, dall’esigenza di mettere in sicurezza non solo l’infrastruttura, ma anche gli impianti di estrazione, l’iniziativa dell’Eni, che già nella sera di lunedì aveva comunicato ai suoi clienti (Edison, Sorgenia e Gdf-Suez i principali) che avrebbe interrotto la produzione e avviato lo svuotamento dei tubi. Alle 17 di ieri l’impianto di Gela, in Sicilia, ha spento tutto e “imbottigliato” la linea.

La chiusura dei rubinetti non sarà così indolore per l’Italia, che ogni anno affronta l’inverno con il timore di non arrivare con tranquillità fino all’estate. Ad ottobre era arrivato l’avvertimento dell’ex presidente dell’autorità per l’energia, Alessandro Ortis, secondo cui «la scarsità di infrastrutture di trasporto e stoccaggio del gas» avrebbero anche per questo inverno comportato il rischio che «la disponibilità di punta sia appena sufficiente a far fronte al picco potenziale in caso di freddo eccezionale». Le preoccupazioni di Ortis erano principalmente dovute allo stop del Transitgas, che porta il gas olandese e norvegese in Italia. L’infrastruttura europea, nel frattempo, è tornata in funzione, ma l’interruzione di quella libica ci riporta in una situazione non troppo diversa. Il livello degli stoccaggi è rassicurante (3,8 miliardi di metri cubi), come ha assicurato in serata Paolo Romani, ministro dello Sviluppo: «L’Italia ha riserve di gas fino a luglio e oltre». Ma il sottosegretario Stefano Saglia ha ammesso che «l’attenzione resta alta». Stamattina  si riunirà il Comitato per l’emergenza del gas: si renderà infatti necessaria una rimodulazione degli altri canali di importazione, principalmente Algeria, Russia, Paesi Bassi e Norvegia.

Non è più tranquilla la situazione sul fronte petrolifero. L’Eni è il primo operatore di idrocarburi in Libia con una produzione di 522mila barili al giorno. Un’attività concentrata prevalentemente nei giacimenti di Ef Feel (Elephant),  nella zona desertica sud-occidentale, di Bu Attifel, nel deserto orientale, e di Bouri, nell’offshore di fronte a Tripoli. Esce da qui circa il 30% del petrolio che arriva in Italia dall’estero. Al momento non ci sarebbero rischi. Così almeno dice l’Opec, che ha assicurato di sorvegliare la situazione e «di essere pronta ad intervenire». Ieri, però, il brent è salito a 108 dollari al barile, il massimo dal settembre 2008. E la corsa non sembra affatto finita, al punto che allo Sviluppo economico è forte la preoccupazione per un aumento del prezzo della benzina. 

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