giovedì 1 aprile 2010

Vendola approfitta del suicidio PdL

L’effetto Frisullo non c’è stato. Malgrado il clamoroso arresto, avvenuto il 18 marzo, dell’ex vicepresidente della Regione nell’ambito dell’inchiesta sulla malasanità pugliese, Nichi Vendola è riuscito a fare meglio del 2005. Allora lo scarto fu minimo e il testa a testa durò fino a notte inoltrata. Ieri il candidato del Pd nonché leader di Sinistra ecologia e libertà ha incassato sin da subito un vantaggio netto di circa tre punti percentuali (in serata sono diventati otto) sull’avversario del PdL, Rocco Palese. Eppure, nonostante la vittoria schiacciante (49,6%), i conti non tornano del tutto. I riflettori sono puntati sul terzo incomodo, Adriana Poli Bortone. Lo scostamento tra le preferenze delle liste collegate e quelle raccolte dalla candidata dell’Udc hanno alimentato il sospetto che dietro il successo di Vendola ci sia lo zampino di un voto disgiunto non proprio spontaneo.


Colpi bassi o meno, è fuori dubbio che sul voto pugliese pesi la spaccatura tra il PdL e il partito di Pier Ferdinando Casini. Il 41,8% ottenuto da Palese va infatti ben dal di là delle attese. Il che significa che il candidato fortemente voluto dall’ex governatore Raffaele Fitto si è reso protagonista di un ottimo sprint sull’ultimo miglio. Se ci fosse stata la convergenza con l’Udc (la Poli Bortone ha raccolto il 8 2%) la vittoria sarebbe stata assicurata. «Di quanto avremmo vinto», si è chiesto Fitto, «se il polo di centro avesse appoggiato Palese?». Non si può dimenticare che al livello comunale e provinciale, ha spiegato, «l’Udc governa col centrosinistra».

L’aria che tirava a Bari era chiara ancor prima che i seggi chiudessero i battenti. Nell’arco di poche centinaia di metri, a pochi passi dalla città vecchia, i due comitati elettorali avevano già fiutato il vento. Serio, composto e silenzioso quello di Palese in via Melo. Caotico, rumoroso e palpitante quello di Vendola, che ha da subito costretto la polizia municipale a bloccare il traffico nella centrale via De Rossi.

Finita la festa, sarà il momento di tirare le conclusioni. E le ripercussioni non saranno indolori per nessuno dei due schieramenti. Nel centrodestra il conto sarà presentato principalmente al ministro per gli Affari regionali Fitto. È lui che ha puntato i piedi fino all’ultimo per Palese. Ed è lui ora che dovrà rispondere della sconfitta, peraltro non inattesa. Prima delle elezioni si era parlato addirittura della possibilità di un passo indietro dalla squadra di governo.

Forse ancora più incisive le conseguenze sul centrosinistra. Il successo di Vendola, che nelle primarie ha travolto il dalemiano Boccia, imporrà a Pierluigi Bersani decisioni che faranno storcere il naso nel Pd sia alla componente di maggioranza sia a quella veltroniana, che a suo tempo decretò l’esclusione dell’ultrasinistra dalla coalizione. Ora l’allargamento all’area antagonista sarà inevitabile.

«La sinistra dovrà pronunciare con più forza le parole dell’alternativa», ha detto Vendola. La cosa lascerà perplesso anche Antonio Di Pietro, che si troverà al fianco un leader politico sfiorato dalle inchieste della magistratura e accusato di aver governato in Puglia con un sistema di potere pseudo-craxiano. Il caso ha voluto che ieri Marco Travaglio fosse anche lui a Bari per presentare il suo spettacolo. Chiacchierando con un po’ di amici durante il volo, come rivela Dagospia, ha sentenziato: «Vendola? Anche lui ne ha fatte di cazzate, ma come si fa ad affidare la sanità ad un ex craxiano?».
 
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