martedì 20 aprile 2010

L’auto si allontana. Nel futuro degli Agnelli solo banche e mattoni

A poche ore dalla presentazione del piano strategico della Fiat, che avverà domani al Lingotto e che dovrà scoprire le carte sul futuro dell’auto, si moltiplicano i segnali che sembrano confermare l’intenzione della famiglia Agnelli di slegare il destino delle quattroruote da quello della holding. La voglia di utilizzare la finanziaria che attualmente controlla la Fiat (con il 30%) per tutt’altro genere  di business è confermata dall’operazione annunciata ieri dalla Exor. La società ha infatti deciso di investire 100 milioni di euro in una nuova società immobiliare che acquisterà uffici a Londra e Parigi. Un capriccio? È presto per dirlo.
Oggetto dell’accordo raggiunto dalla holding degli Agnelli è la Almacantar, società fondata da Mike Hussey e Neil Jones, due professionisti che hanno maturato una consolidata esperienza di successo nel settore immobiliare europeo. Le opportunità di business riguarderanno principalmente il settore commerciale, prevalentemente, come si diceva, uffici nelle capitali europee. Grazie all’intesa con Exor e con altri soci, Almacantar disporrà di 150 milioni, che consentiranno alla società di dare inizio alla sua strategia di investimento. L’accordo prevede inoltre l’impegno degli Agnelli a versare ulteriori 50 milioni di euro contestualmente all’apporto di altro capitale da parte di nuovi soci.
E dal mattone si arriva facilmente al private banking. Exor è infatti ancora in corsa per rilevare le attività della belga Kbc. L’unico candidato in gara, oltre alla holding di Torino, è la società di investimenti indiana Hinduja. Julius Baer, Credit Agricole, Societè Generale, Barclays e Banco Santander avrebbero già abbandonato la partita. E secondo il quotidiano belga De Tijd neanche il gruppo brasiliano Safra presenterà alcuna offerta perché sarebbe interessato solo a una parte del private banking di Kcb, che invece vorrebbe vendere l’intera divisione. Condizione che piace agli Agnelli. Recentemente l’ad di Exor Carlo Barel di Sant’Albano aveva spiegato che la società è interessata a tutto il comparto finanziario, in particolare «ad attività di asset management e private banking nel settore bancario».
I riflettori sono comunque puntati sull’appuntamento di domani. Il piano strategico 2010-2014 indicherà gli obiettivi finanziari e industriali e chiarirà finalmente se la strada che Sergio Marchionne intende imboccare è quella dello scorporo dal gruppo del settore auto per il collocamento in Borsa. Sulla questione dello spin off nelle scorse settimane si sono inseguiti indiscrezioni e rumors. A Ginevra lo stesso Marchionne ha definito l’ipotesi “un tormenton” rinviando sempre al piano.
Sul tavolo ci sono due alternative. La prima è quella di creare una società nella quale fare confluire le attività auto di Fiat e Chrysler lasciando nella vecchia società le altre attività industriali (Iveco, Cnh, Teksid, Magneti Marelli, Comau). La seconda prevede semplicemente di scorporare dalla Fiat le attività non auto. Oltre alle modalità, se l’operazione sarà varata, bisognerà capire i tempi. Ma anche le implicazioni. Dietro l’eventuale spin off c’è infatti da capire il rapporto futuro tra la famiglia Agnelli e l’auto. L’operazione potrebbe in prospettiva condurre a una diluizione della quota della dinastia torinese che manterrebbe comunque, attraverso la finanziaria Exor, una partecipazione rilevante. Già un anno fa John Elkann non aveva escluso che, nel caso di un’alleanza, la famiglia possa rinunciare al controllo, «purché sia un buon matrimonio».

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