lunedì 12 aprile 2010

Silvio smentisce. Ma la manovrina si farà

Aria, terra, aria e fuoco. Scomoda persino i quattro elementi della tradizione ellenica Giulio Tremonti. Snocciola acronimi e formule, battute e metafore, cita Platone. Ma di fronte alla platea di Confindustria riunita a convegno a Parma si guarda bene dal pronunciare quello 0,8% riferito alla crescita del pil italiano nel 2010. Cifra che pure era scritta nero su bianco nella bozza di discorso distribuita ai giornalisti. E su cui, guarda caso, sono concentrati i timori dei tecnici che in questi giorni stanno studiando l’andamento dei conti pubblici e le possibili correzioni in corsa sul rapporto deficit/pil. La prospettiva dello 0,8%, contenuta nel World economic outlook che il Fondo monetario pubblicherà il 21 aprile, è infatti più bassa dell’1,1% contenuto nelle ultime stime del governo presentate con l’aggiornamento al Patto di Stabilità.


Pizzicato dai cronisti al termine dell’intervento, il ministro dell’Economia si è giustificato sostenendo che lo 0,8% «è il dato Eurostat». Un dato che sarebbe comunque sufficiente a far alzare l’asticella che Tremonti ha miracolosamente tenuto in equilibrio con la Finanziaria di fine anno. Roba di qualche zero virgola. Ma dopo l’esplosione della crisi greca l’Italia non ha alcuna intenzione di diffondere messaggi di sfiducia sui mercati internazionali che rischierebbero di ripercuotersi sulle agenzie di rating e sulle emissioni dei titoli di Stato. Dal Tesoro continuano a smentire che ci sia un dossier aperto sulla manovrina estiva. Ma non è un caso che ieri sull’argomento abbia deciso di scendere in campo anche Silvio Berlusconi. «Smentisco decisamente le voci di una finanziaria aggiuntiva», ha detto il premier da Parigi a margine del vertice italo-francese.

Anche il Cavaliere insomma, seguendo la linea del ministro dell’Economia, gioca sull’equivoco generato dall’anticipazione della finanziaria a giugno in base alla nuova legge di bilancio. L’intervento, come ha spiegato più volte Tremonti, servirà a correggere i conti del 2011 dello 0,5% come previsto dagli accordi presi in sede comunitaria. Nella stessa sede, però, il ministro potrebbe decidere non solo di rifinanziare alcune voci di spesa corrente del 2010, si è parlato di 1,5 miliardi per le missioni internazionali all’estero, ma anche di dare una stretta al rapporto deficit/pil per evitare che sfori sopra il 5%. In quel caso, la si può chiamare come si vuole, ma la manovra interverrebbe sui saldi dell’anno in corso. Fonti parlamentari confermano che il piano d’emergenza è sul tavolo del ministro. Tutto è chiaramente appeso non solo all’andamento dell’economia, il cui tagliando sarà fatto ai primi di maggio, ma anche all’esito della proroga dello scudo fiscale che scadrà proprio il 30 aprile. Alcune stime del Tesoro parlano di un possibile gettito per le Finanze di circa 2 miliardi. Ossigeno per le casse dello Stato, che però coprirebbe soltanto gli sbalzi della spesa corrente. Lasciando scoperto il possibile buco da 5-6 miliardi di deficit.

Nei prossimi giorni gli orientamenti del governo saranno più chiari. Non è escluso che già oggi Berlusconi dica qualcosa a riguardo. L’intervento del premier, atteso sempre a Parma, è stato annunciato dallo stesso Tremonti con una sibillina citazione di De Gasperi («i politici pensano alle prossime elezioni, gli statisti alle future generazioni, domani sentirete, sentiremo il presidente del Consiglio dei ministri») che i più benevoli hanno voluto interpretare come un omaggio al capo. Per il resto, oltre a ripercorrere la storia degli ultimi anni, tra globalizzazione, crollo del muro di Berlino, espansione dei debiti pubblici e crisi finanziaria, il ministro dell’Economia ha parlato soprattutto di fisco. Senza aggiungere molto a quanto già detto, per la verità, ma ribadendo la necessità di andare avanti su quella che ha definito «la riforma delle riforme». Non si tratterà di un intervento «platonico», ha spiegato Tremonti, ma di un cambiamento «ad alta intensità politica». Per prima cosa, ha continuato, sarà riaperto il cantiere del Libro Bianco del '94 «per un inventario responsabile e trasparente delle varie opzioni possibili» le cui direttrici sono ormai note: «dalle persone alle cose, dal complesso al semplice e dal centro alla periferia».

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