giovedì 15 aprile 2010

I liberi professionisti si blindano

Tutti i riflettori sono puntati sulle tariffe e sul ritorno dei minimi aboliti dalle cosiddette lenzuolate di Bersani. In realtà, l’incontro previsto per oggi tra il ministro della Giustizia e gli ordini professionali è qualcosa di più. Si tratta, nelle intenzioni di Angelino Alfano, di ridisegnare le regole comuni alle principali categorie per arrivare alla stesura di un vero e proprio statuto delle professioni di cui si parla da anni. I nodi da sciogliere sono moltissimi. Anche perché al tavolo ci sono almeno 25 professioni regolamentate da mettere d’accordo: dagli architetti ai geometri, dai commercialisti agli ingegneri, dagli avvocati ai notai. In tutto circa 2 milioni di partite Iva.

La strada da percorrere, però, è già tracciata. L’appuntamento di oggi arriva infatti dopo una serie di incontri tra i tecnici del ministero e i rappresentanti delle categorie. L’idea è quella di procedere inizialmente alla definizione dello statuto con i principi generali per poi, in una fase successiva,  riformare le singole professioni.
Il primo passo sarà quello di costituire un gruppo di lavoro che avrà il compito di snellire gli ordinamenti. Un modo, spiegano dal ministero, per eliminare eventuali sovrapposizioni di norme che, nel tempo, si sono succedute e procedere all’eliminazione di quelle che, introdotte nelle precedenti legislature, non avrebbero favorito i cittadini, ma solo punito i professionisti.

Ed ecco tornati al punto più scottante. Le liberalizzazioni di Bersani. Uno degli obiettivi del Guardasigilli è infatti quello di rimuovere dalla  legislazione tutte quelle norme introdotte dall’ex ministro dello Sviluppo economico che «con il finto intendimento di proteggere i cittadini, hanno solo penalizzato i professionisti».
Nel mirino ci sono, ovviamente, anche le tariffe di cui sopra. Il ministro vuole reintrodurre le parcelle minime abolite quattro anni fa. «Bisogna garantire», ha spiegato, «prestazioni efficaci e tariffe semplici, comprensibili, eque e trasparenti». Questione delicata su cui a suo tempo, caso più unico che raro, gli avvocati scesero addirittura in piazza per contestare le decisioni del governo Prodi. Al di là delle diverse opinioni, il dato di fatto è che la riforma non ha funzionato. «È successo il contrario di ciò che si aspettava il ministro», ha spiegato il presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura, Maurizio De Tilla, «invece di proteggere i cittadini, il pacchetto ha difeso le lobby. Banche, assicurazioni ed enti pubblici propongono convenzioni a chi offre di meno. Invece ai clienti privati si continua ad applicare il tariffario».

Alle stesse conclusioni, pur bacchettando le professioni che avrebbero ostacolato in tutti i modi la Bersani, è arrivato l’Antitrust dopo un’inchiesta di due anni. Anche recentemente Antonio Catricalà è tornato sull’argomento, dichiarandosi contrario alle tariffe minime e alla loro inderogabilità. Il numero uno dell’Authority ha puntato il dito anche sulla mancanza di trasparenza, punto su cui sembrano invece tutti d’accordo, dal ministro agli ordini. Le parcelle minime, ha denunciato, «sono oscure, non si capisce la voce che di volta in volta si va a pagare e, non assicurano il risultato così come è giusto che sia».
Sempre oggi intanto parte la Conferenza annuale della Cassa Forense, occasione in cui il presidente Marco Ubertini annuncerà il nuovo corso dell’ente, che è pronto a collaborare con Tremonti sugli investimenti nelle infrastrutture. A partire dal progetto dell’housing sociale per la realizzazione delle case popolari.

libero-news.it