mercoledì 14 aprile 2010

Scajola rompe il rigore: «Apriamo i cordoni per aiutare la ripresa»

La linea del rigore ribadita da Giulio Tremonti venerdì a Parma davanti alla platea di Confindustria è condivisa da tutti all’interno del governo. Ma non tutti pensano che salvaguardare i conti pubblici significhi necessariamente togliere ossigeno allo sviluppo. Tra questi, non da ieri, c’è Claudio Scajola, che in più occasioni, anche durante la discussione sulla Finanziaria, ha esortato il ministro dell’Economia ad ammorbidire la linea della fermezza.
Invito che il titolare dello Sviluppo è tornato a ribadire ieri dalle telecamere di Mattino 5. Intervistato da Maurizio Belpietro, Scajola ha spiegato senza mezzi termini che «le risorse disponibili devono essere utilizzate per sostenere le imprese italiane e l’export». In altre parole, se sarà necessario, «dovremo allargare i cordoni della borsa, non per fare nuovo debito, ma per aiutare e dare sostegno alla ripresa».

Una ripresa che ormai sembra certificata anche dai numeri. Intanto, ha detto il ministro, c’è «il dato positivo del primo trimestre, con una crescita dell’1,2% sopra la media Ue dello 0,9%». Ma soprattutto ci sono i segnali arrivati ieri dall’Istat, con la produzione industriale tornata a crescere per la prima volta dal 2008, ovvero da quando è scoppiata la crisi. A febbraio il balzo è stato del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2009. Nel corso degli ultimi 18 mesi, per chi lo avesse dimenticato l’indice è arrivato a toccare anche il -26,7 (aprile 2009). Anche il Centro Studi di Confindustria conferma la tendenza positiva di marzo: la crescita su febbraio è dello 0,8% (+3,2 gli ordinativi), dopo la variazione nulla, registrata anche dall’Istat, di febbraio su gennaio. «È la migliore risposta a chi continua a parlare di declino», ha commentato Scajola, che resta tuttavia convinto, come si diceva, che l’onda debba essere cavalcata. Perché la ripresa «non è ancora stabilizzata, è intermittente e resta esposta a rischi di frenate e arretramenti».

Un concetto ribadito anche da Emma Marcegaglia che solo due giorni fa, sempre da Parma, ha incalzato il governo chiedendo impegni concreti per ridare ossigeno alle imprese. Da parte sua Scajola ha annunciato la partenza degli incentivi. Non è molto, ma da dopodomani ci sono sul tavolo 300 milioni di sostegno ad alcuni settori come le due ruote, gli elettrodomestici e l’immobiliare che hanno sentito fortemente il peso della recessione.

La strada è ancora lunga, ha spiegato la presidente di Confindustria, ricordando «rispetto ai picchi precedenti la crisi siamo sempre sotto del 18,7%». Di qui la richiesta di intervenire subito con alleggerimenti sul fisco e con investimenti sulle infrastrutture.

Cose di cui, per ora, il ministro Tremonti non vuole sentire parlare. Anche perché sembra ancora alle prese con i conti del 2010, che rischiano di non tornare. Sulla linea del ministro dell’Economia è apparentemente anche Josè Manuel Barroso, che ieri ha rinnovato l’invito al «rigore» e alla «disciplina» sui conti pubblici. D’altro canto il presidente della Commissione Europea ha anche definito l’economia italiana «solida e forte». Il che implicherebbe la possibilità, senza rischi per gli equilibri della finanza pubblica, di aprire un po’ quei cordoni della borsa per sostenere lo sviluppo come chiedono Scajola e la Marcegaglia.

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