giovedì 1 aprile 2010

Napolitano delude la sinistra sull’art. 18

Il rinvio alle Camere alla fine c’è stato. Ma lo scenario è ben diverso da quello ipotizzato dalla sinistra, che sperava di cavalcare lo stop del Quirinale durante la campagna elettorale. Non è un caso che per sottolineare i suoi rilievi alla legge delega sul lavoro il capo dello Stato abbia aspettato l’esito delle urne. Troppo delicato l’argomento per offrirlo in pasto alle strumentalizzazioni politiche. Due gli articoli su cui Giorgio Napolitano chiede approfondimenti e modifiche, il 20 e il 31. Su quest’ultimo, in particolare, si erano concentrate le proteste delle opposizioni e della Cgil. Si tratta infatti delle nuove norme che introducono l’arbitrato nelle liti tra lavoratore e azienda. Norme che, secondo i critici, avrebbero aggirato l’articolo 18 dello statuto aprendo la strada ai licenziamenti selvaggi.


Ben diversa l’analisi del Colle, che ritiene però più opportuno che le tutele per i lavoratori vengano definite per legge sin da subito e non affidate alla valutazione successiva del ministero del Welfare. In particolare, Napolitano ha chiesto che sia maggiormente garantita la scelta volontaria dell’arbitrato da parte del lavoratore. Obiezioni che hanno trovato l’immediata disponibilità di Maurizio Sacconi, il quale si è limitato ad auspicare un esame rapido da parte del Parlamento per consentire «la tempestiva attuazione di importanti deleghe come quella in materia di lavori usuranti». Del resto, anche da Confindustria arriva l’invito a procedere in fretta, vista l’importanza della materia. Mentre secondo Cisl e Uil, il rinvio alle Camera può essere l’occasione per mettere nero su bianco l’avviso comune sull’arbitrato siglato qualche settimana fa.

Accanto ad alcuni rilievi tecnici il Quirinale ha anche bacchettato il governo sulla eccessiva vastità dei temi trattati nel provvedimento. E’ l’ennesimo appello contro le leggi omnibus, che appare però lontano da una contrapposizione con Palazzo Chigi su cui Pd e Idv stanno facendo affidamento in vista della seconda firma attesa da Napolitano, quella sul legittimo impedimento. Anche da ambienti vicini al Quirinale si tende a sottolineare l’assoluta mancanza di collegamento tra il giudizio sul ddl lavoro e quello che arriverà sulla giustizia. Insomma, chi dopo l’antipasto già pregusta il piatto forte rischia di restare a bocca asciutta.

libero-news.it