venerdì 23 aprile 2010

Riscritto l’arbitrato. Il PdL salva l’art. 18

Niente arbitrato per i licenziamenti. Niente più alibi per sinistra e Cgil. A chiudere definitivamente le polemiche sul presunto attacco del governo all’articolo 18 ci ha pensato lo stesso relatore del ddl, Giuliano Cazzola. È infatti suo l’emendamento approvato in commissione Lavoro della Camera che recepisce l’avviso comune siglato dalle parti sociali (tranne il sindacato guidato da Guglielmo Epifani) che esclude il ricorso all’arbitrato nelle controversie relative alla risoluzione del rapporto di lavoro.
L’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, insomma, non si tocca. Per il resto, le modifiche hanno riguardato principalmente i punti toccati da Giorgio Napolitano nei rilievi con cui ha rispedito il provvedimento alle Camere.
«Abbiamo rafforzato», ha spiegato Cazzola, «la volontarietà del lavoratore nel sottoscrivere la clausola compromissoria, abbiamo inserito la facoltà di farsi assistere, davanti alla commissione di certificazione, da un legale o da un rappresentante sindacale».
La commissione ha poi approvato un emendamento in base al quale la clausola compromissoria sull’arbitrato «può essere pattuita e sottoscritta concluso il periodo di prova, ove previsto, ovvero trascorsi trenta giorni dalla stipulazione del contratto di lavoro in tutti gli altri casi», compresi quindi i contratti a tempo determinato.
Il via libera è arrivato anche sui paletti per l’arbitrato secondo equità, che dovrà rispettare non solo «i principi generali dell’ordinamento», ma pure «i principi regolatori della materia, anche derivanti da obblighi comunitari». Semaforo verde anche per «l’unico grado di Tribunale» nel caso di ricorso sul lodo arbitrale e alla comunicazione «scritta» del licenziamento (dalla cui data partono i 60 giorni per l’impugnazione).
«Abbiamo fatto un buon lavoro» ha detto Cazzola sottolineando «l’alto senso di responsabilità dell’opposizione nell’accelerare i lavori e rinviare il dibattito all’Aula». Un po’ di schermaglie tra Pd e PdL sono state provocate dall’unico emendamento arrivato dal governo relativo ai danni derivanti al lavoratore dall’esposizione all’amianto sulle navi di Stato. Emendamento che in commissione non ha trovato i voti necessari per l’approvazione. La modifica proposta dall’esecutivo, secondo l’opposizione, stabiliva il diritto al risarcimento solo in sede civile, mantenendo quindi in vita un’interpretazione che esclude chi è impegato sui navigli di Stato dalle tutele applicate a chiunque lavori l’amianto.
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha comunque apprezzato e condiviso le correzioni approvate ieri, sostenendo che corrispondono «alla volontà condivisa delle parti sociali». La commissione tornerà a riunirsi martedì prossimo per ricevere i pareri delle altre commissioni interessate e dare mandato al relatore di riferire in Aula. L’esame di Montecitoriodovrebbe partire già dal giorno successivo.

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