mercoledì 7 aprile 2010

Da Zapatero a Obama. Gli aiuti all'Aquila mai arrivati

Silvio Berlusconi l’aveva definita la «lista di nozze». Ma quando si è trattato di tirare le somme gli invitati non si sono fatti vedere. E di regali neanche l’ombra. A pensarci ora, col senno di poi, forse era meglio prendersi i contanti e chiuderla li. Invece, di fronte alla gara di solidarietà internazionale immediatamente scattata fra i grandi del pianeta di fronte alla sciagura abbruzzese, il Cavaliere aveva avuto un moto di orgoglio. Niente soldi. Meglio, appunto, una lista di nozze. Un elenco di monumenti danneggiati dal sisma da “adottare” per garantirne il restauro e la ristrutturazione. Le offerte furono così dirottate al ministero dei Beni culturali che stilò l’elenco delle opere da salvare. Quarantaquattro in tutto, per un importo di circa 300 milioni di euro.


L’idea fu lanciata il 16 aprile dello scorso anno. Appena dieci giorni dopo il terremoto che aveva devastato l’Aquila. A un anno dalla scossa, però, la gran parte dei siti inseriti nell’elenco sono rimasti orfani. Soltanto 12 sono stati adottati, più altri quattro fuori lista, con cifre che peraltro coprono solo una parte dell’importo necessario al restauro. Molti dei governi che in un primo momento avevano assicurato il loro sostegno, nascondendosi dietro lo scudo della crisi economica, alla fine hanno preferito lasciare nelle casse nazionale il denaro promesso. Il caso più macroscopico è quello della Fortezza spagnola, che aveva subito un danno da 50 milioni di euro. Una cifra promessa da Zapatero, in considerazione dello storico legame con la penisola iberica del Castello cittadino, fatto costruire nel ’500 dal viceré Pedro di Toledo quale simbolo della dominazione di Carlo V. Ma i soldi non si sono mai visti.

Stesso discorso per gli Stati Uniti. L’amministrazione Obama aveva mostrato interesse per la chiesa di Santa Maria Paganica. Non un impegno stratosferico: 4 milioni e mezzo l’entità del restauro. Spiccioli per un governo che ha sborsato miliardi su miliardi per salvare le banche “troppo grandi per fallire”. Risultato: i 4 milioni sono rimasti alla Casa Bianca. Anche la Cina, che si è fatta beffe della crisi continuando a crescere senza sosta, non ha stanziato nulla per Palazzo e Torre Margherita (4,8 milioni) né per il Palazzetto dei Nobili (900mila euro), come inizialmente promesso. Proprio come il Giappone, intenzionato a intervenire sulla Chiesa di Sant’Agostino (sei milioni l’importo) e l’Australia (oratorio Sant’Antonio da Padova).

Ma a defilarsi sono stati anche gli amici italiani, come il Comune di Trieste, che aveva manifestato interesse per la chiesa di San Pietro a Coppito. O come il presidente del Montepaschi, Giuseppe Mussari, ora candidato per la guida dell’Abi. Il banchiere aveva addirittura promesso in diretta tv a Porta a porta l’impegno per la chiesa di San Bernardino. Costo complessivo: 36 milioni. Da Siena, un anno dopo, non si è fatto sentire nessuno.
 
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