lunedì 12 aprile 2010

Sacconi insiste: nuovo Statuto per i lavoratori

Non solo la Carta costituzionale e i codici della giustizia. Da riscrivere c’è anche lo Statuto dei lavoratori. Troppo vecchio, ha spiegato ieri Maurizio Sacconi di fronte agli imprenditori riuniti a Parma per i cento anni di Confindustria, per accompagnare con efficacia i rapidi mutamenti del sistema economico. Di qui l’annuncio del ministro del Welfare di un piano triennale sul lavoro da presentare entro maggio prossimo «per completare la liberazione dall’oppressione burocratica, da tutto quello che genera conflitto e dall’incompetenza che minaccia l’occupabilità».


Sarà questa l’occasione per passare dallo Statuto dei Lavoratori alla Statuto dei Lavori «come una evoluzione quale è stata disegnata da Marco Biagi», ha proseguito Sacconi applaudito con entusiasmo dalla platea di Confindustria. Il ministro ha poi ricordato che a breve la Carta dei lavoratori compirà 40 anni e che quindi una riforma si rende necessaria. Nulla, ci ha però tenuto a sottolineare, sarà comunque adottato senza il «necessario passaggio con le parti sociali». Infine Sacconi ha invitato gli imprenditori ad organizzare «insieme una difesa della cultura del lavoro rispetto a quel nichilismo che purtroppo dagli anni Settanta, dai peggiori anni della nostra vita per coloro che li hanno vissuti, si è diffuso». Il ministro ha voluto dare un’interpretazione originale della teoria gramsciana sul potere. «Alcuni ritengono», ha detto, «che l’inserimento di quella generazione in questi ambiti sia stato dovuto ad una logica che prevedeva l’occupazione delle casematte per costruire una società migliore. Io ho sempre avuto un’opinione diversa: che si siano infrattati in questi ambiti lavorativi per una scelta molto più banale: sempre meglio che lavorare».
 
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