Qualcuno, nei giorni scorsi, aveva scambiato i primi refoli di vento con la tempesta perfetta. La violenza con cui l’uragano dei mercati finanziari si è abbattuto ieri sull’Italia ha tolto ogni dubbio. E non è detto che sia finita. Invece di placare l’assedio, come molti soloni nostrani avevano profetizzato, il passo indietro annunciato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha reso assordante il frastuono delle sciabole.
Dopo un avvio timidamente positivo, Piazza Affari ha invertito quasi subito la rotta, incalzata da un differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi schizzato come il tappo di una bottiglia di champagne. Lo spread è arrivato a toccare quota 570 punti, per ripiegare poi a 552, mentre il rendimento ha raggiunto il 7,3%, un livello che solo i fondi ad alto rischio possono garantire e che somiglia molto a quelli raggiunti da Grecia, Irlanda e Portogallo qualche giorno prima di gettare la spugna. Uno scivolone che neanche le parole di Giorgio Napolitano, che ha confermato l’intenzione di chiudere la crisi di governo nel giro di pochi giorni, sono riuscite a frenare.
La bordata devastante sui titoli di Stato ha trascinato senza troppi sforzi nel burrone le contrattazioni di Piazza Affari. La Borsa di Milano ha archiviato l’ennesima giornata di passione, portando l’Ftse Mib appena sopra la soglia dei 15.000 punti e incassando uno scivolone del 3,78%, che ha portato il listino milanese sotto di oltre il 25% rispetto a inizio anno.
A poco è servita, nel frattempo, la mossa del Tesoro, che ha cercato di buttare acqua sul fuoco, confermando che l’asta indetta per oggi sui titoli di Stato italiani ci sarà regolarmente, contrariamente alle indiscrezioni girate tra le sale operative. Con sprezzo del pericolo, i tecnici di Via XX Settembre tenteranno di piazzare sul mercato ben 5 miliardi di Bot con scadenza annuale. Le smentite rassicuranti del ministero dell’Economia sono, però, giunta solo un’ora prima della chiusura della Borsa. Troppo poco per impedire il capitombolo di Piazza Affari e un effetto domino che si è esteso al resto dell’Europa arrivando fino all’altra parte dell’oceano. Il bollettino di guerra non risparmia praticamente nessuno. Wall Street ha aperto in calo, segnando poi, al momento della chiusura in Europa, un passo indietro dell’1,7% per il Dow Jones e del 2,1% per il Nasdaq. Londra ha ceduto l’1,92%, Parigi il 2,17% e Francoforte il 2,21%, mentre Madrid (-2,09%) ed Atene (-1,61%) hanno fatto meglio di Milano. A soffrire sono state soprattutto le banche, con la franco-belga Dexia (-11%), particolarmente esposta in titoli greci, in testa alla lista nera (anche la Francia, del resto, ha registrato il nuovo record di spread sui titoli di Stato). Appena sotto si sono piazzate la greche Alpha Bank (-9,02%), la portoghese Banco Comercial (-7,56%) e l’italiana Unicredit (-6,81%).
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