Acquisti aggressivi. Più che a Mario Monti, il leggero rallentamento dello spread dei Btp, che hanno chiuso a 510 punti base rispetto ai 552 di mercoledì, e l’esito non catastrofico dell’asta sui Bot si devono a Mario Draghi. La tesi che circola nelle sale operative è che dietro il timido ripiegamento sotto i 500 punti del differenziale tra il decennale italiano e il bund tedesco poco prima dell’offerta di buoni annuali da parte del Tesoro ci sia non lo zampino, ma un intervento massiccio del neo presidente della Bce, che ha deciso di mettere in campo tutta la potenza di fuoco della banca europea con “acquisti aggressivi” di Btp sul mercato secondario per sostenere un nuovo esecutivo guidato dall’ex commissario Ue. Solo grazie a Draghi, dicono gli esperti, Tremonti è riuscito a piazzare i 5 miliardi di Bot con una domanda quasi due volte superiore all'offerta. Certo, i rendimenti sono schizzati in orbita al 6,087% rispetto al precedente 3,57%, ma si tratta comunque di una limitazione dei danni, rispetto ai tassi che si preannunciavano alla vigilia e al rischio, più che concreto, che l'asta andasse deserta. La mossa dell'ex governatore di Bankitalia è riuscita a puntellare persino Piazza Affari, che è riuscita ad effettuare il rimbalzo e a chiudere in positivo dello 0,97%. L'intervento di Draghi ha però comportato lo spostamento dell'artiglieria pesante sui titoli francesi, volati su nuovi massimi, che ha zavorrato tutte le altre Borse, da Londra (-0,28%) a Parigi (-0,34%) fino a Francoforte (-0,36%) e Madrid (-0,36%). Il problema, ha spiegato l’analista londinese di Ig Markets, Jiana Pristovsek, «è che Draghi ha solo guadagnato tempo».
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