Sciopero generale. È bastato un articolo scritto da un ministro prima che diventasse tale in cui si ipotizzano una serie di riforme al sistema previdenziale, tra cui un sostanziale avvicinamento delle pensioni di vecchiaia a quelle di anzianità, che a quel punto non avrebbero più motivo di esistere, e qualche indiscrezione sulla possibilità che la famosa quota 97 (61 anni più 36 di contributi) possa essere anticipata al 2012, per far scattare il riflesso condizionato del sindacato rosso.
A tirare fuori la parola magica è stato ieri Maurizio Landini in un’intervista con Maurizio Belpietro su Canale 5. «Non si tocchino le pensioni di anzianità», ha minacciato il segretario della Fiom avvisando che la posizione è condivisa da tutta la Cgil, «o non escludo uno sciopero generale». Quello che preoccupa Landini è «il quadro generale di intervento di fronte alla crisi: non si può far pagare solo chi lavora». Se si vuole intervenire sulle pensioni per fare cassa, chiarisce, «la Fiom dirà no, se invece la riforma o l’intervento che si fa è per cancellare i privilegi diamo la nostra disponibilità».
L’idea che il governo tecnico di Mario Monti si becchi uno sciopero generale può far sorridere, ma la realtà è che il blocco politico-sociale che ha paralizzato il governo Berlusconi sembra pronto a fare il suo dovere anche con il nuovo esecutivo. Se i sindacati scendono al fianco della Lega la strada dell’abolizione delle pensioni di anzianità potrebbe diventare molto difficoltosa. Eppure è proprio lì che bisognerà andare a parare se si vuole mettere in campo una riforma strutturale del sistema pensionistico. Lo sa bene
anche la Fornero, che però annacqua l’intervento sui trattamenti anticipati con una riduzione dell’età necessaria per la vecchiaia che ci farebbe tornare in fondo alla classifica dei Paesi europei.
Non è detto comunque che la proposta del neo ministro del Welfare venga messa subito sul piatto. Monti ha bisogno di fare in fretta e di avere subito risultati di cassa. Questo significa che le ipotesi più concrete, tra le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, sono quelle che riguardano l’estensione del blocco degli adeguamenti all’inflazione anche agli assegni più bassi e l’anticipo al 2012 della famigerata quota 97, che invece dovrebbe scattare nel 2013. Entrambe le misure avevano fatto capolino più di una volta nelle trattative intavolate da Berlusconi con le varie anime della maggioranza sui provvedimenti anticrisi. Il blocco degli adeguamenti era addirittura entrato in manovra e poi tolto a furor di popolo per l’opposizione non solo del centrosinistra, ma anche di gran parte della maggioranza. Non è mai entrata veramente nel vivo, invece, la discussione sull’accelerazione delle quote varate dal governo Prodi per ammorbidire lo scalone Maroni. La Lega si è infatti sempre opposta a qualsiasi intervento che andasse a toccare (anche se si trattava solo di aumentare da 60 a 61 l’età pensionabile) i trattamenti previdenziali di anzianità. Il rischio, a questo punto, è quello di trovarsi con le stesse misure tampone su cui ragionava il centrodestra, senza la riforma complessiva che ci chiede invece l’Europa.
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