mercoledì 2 novembre 2011

La Borsa perde 2,5 miliardi l’ora

C’è chi la chiama tempesta perfetta. Chi parla di apocalisse. Di certo, i 442 punti base di spread tra i Btp e i bund tedeschi non si erano mai visti, neppure lo scorso agosto, quando l’asticella al massimo si fermò a 416. Quanto a Piazza Affari, il crollo del 6,8%, che ha mandato in fumo in sole 8 ore e mezza circa 22 miliardi, è inferiore solo al -8,24% registrato il 6 ottobre 2008 (qualche settimana dopo il crac della Lehman Brothers), al -7,57% dell’11 settembre 2001 e al -7,14% del 10 ottobre 2008, sempre in piena crisi subprime. Da brivido il tabellino dei titoli bancari, con Intesa che ha perso il 15,8%, Unicredit il 12,4% e Monte dei Paschi il 10,2%.

Le cose non sono andate molto meglio nel resto d’Europa. Circa 219 i miliardi persi nel corso della giornata, con Francoforte che ha ceduto il 5%, Parigi il 5,24 e Londra il 2,37%. Anche in questo caso ad avere la peggio sono stati gli istituti di credito, specialmente quelli francesi e tedeschi. Société Générale ha perso il 16,74%, Crédit Agricole il 13,14% e Bnp il 12,51%. Giù anche Deutsche Bank a -8,72%.
Ad intensificare il tornado è stato principalmente l’annuncio del primo ministro greco Georges Papandreou di sottoporre a referendum le misure legate al nuovo piano di aiuti. E lo zampino ce lo hanno messo anche i cattivi dati macroeconomici giunti dagli Stati Uniti. Ma le nubi si erano già fatte abbondantemente vedere anche nei giorni scorsi. E se è vero che sotto attacco c’è tutta l’Europa, appare chiaro che il bersaglio preferito sia proprio il nostro Paese. Oltre al crollo record di Piazza Affari, l’Italia continua infatti ad incassare colpi violentissimi sui titoli di Stato. A dimostrazione che, complice anche l’effetto panico scatenato dall’accordo Ue, la fuga delle banche dai nostri bond è ormai diventata massiccia.

Nel corso delle contrattazioni il Btp decennale è arrivato a segnare uno spread di 459 punti base, con un rendimento del 6,33%, vicinissimo al cosiddetto punto di non ritorno del 6,5%. Soglia superata a suo tempo dai bond di Atene, Dublino e Lisbona. A fine giornata, i numeri restano da incubo, con il Btp decennale a 442 punti e 6,19% di rendimento, il quinquennale al 6,03% e il biennale al 5,28%.
Numeri che vanno direttamente a pesare sui conti pubblici. Quest’estate, infatti, la Banca d’Italia ha calcolato come uno spostamento verso l’alto della curva dei rendimenti di 100 punti base comporti un incremento della spesa per interessi (attualmente di circa 80 miliardi l’anno) di 0,2 punti percentuali di pil nel primo anno e 0,4 e 0,5 punti rispettivamente nel secondo e nel terzo anno. Sebbene il Tesoro abbia, negli ultimi anni, allungato la vita media delle emissioni, rendimenti oltre i 400 punti sono meno sostenibili nel medio periodo e comportano un aggravio aggiuntivo per gli sforzi di risanamento dei conti. Alcuni quantificano in 4-5 miliardi gli interessi in più l’anno, ma se la forbice del differenziale tra titoli italiani e tedeschi non dovesse assottigliarsi la stangata potrebbe sfiorare i 20 miliardi.

I riflettori sono ora puntati sia sulle misure che il governo italiano dovrà mettere in campo nelle prossime ore per riacquistare credibilità sui mercati e respingere gli attacchi speculativi sia sugli importanti appuntamenti internazionali di domani, ovvero il vertice del G20 a Cannes e il consiglio della Bce. Il primo fronte sarà un banco di prova per Silvio Berlusconi, ma anche per l’Europa, che dovrà dare maggiori certezze sul fondo salva Stati. Non è un caso che Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si recheranno in Costa Azzurra già oggi pomeriggio per una preconsultazione con le istituzioni europee, l’Fmi e le autorità greche.
Un segnale decisivo è quello che potrebbe arrivare dal nuovo presidente dell’Eurotower, Mario Draghi. Sul tavolo dell’ex governatore ci sono sia i tassi di interesse sia il programma di sostegno della Bce sul debito dei Paesi a rischio. Su quest’ultimo punto è facile prevedere che Draghi non bloccherà gli acquisti dei titoli di Stato. Ma se si pensa che dai 133,7 miliardi di bond comprati alla fine di luglio si è arrivati alla fine di ottobre a 232,7 e che anche ieri sono stati acquistati Btp italiani, si capisce chiaramente che l’intervento dovrà essere ancora più energico. Quanto al costo del denaro, la correzione è nell’aria, ma molti ritengono che la decisione di abbassare i tassi arriverà solo a dicembre.

© Libero