mercoledì 23 novembre 2011

Operazione Metroweb. Le manovre di Telecom, Fastweb e Cdp per rilanciare (o imbrigliare) la banda larga

Inizia a prendere forma il modello Metroweb. Ieri, come anticipato nei mesi scorsi, Fastweb ha annunciato ufficialmente il suo ingresso nella società che controlla i circa 7mila chilometri di fibra ottica di Milano e della Lombardia. L’operatore di telefonia, che con Ebiscom aveva fondato Metroweb insieme ad Aem nel 1999, rientra nella spa con una quota dell’11,1%. E si affianca così agli azionisti di maggioranza F2I e Intesa Sanpaolo (61,4%) e A2A (25,7%).

L’operazione, che dovrebbe aggirarsi sui 40 milioni di euro considerando la valutazione complessiva del gruppo a maggio di 430 milioni, riguarda ovviamente il capoluogo lombardo, dove Fastweb ha una quota importante del suo business, ma rientra anche in una strategia più ampia sulla banda larga. Nelle ultime settimane, infatti, Metroweb è stata al centro del dibattito sul futuro della rete di nuova generazione in Italia (Ngn), diventando di fatto una delle ipotesi sul tavolo per superare l’impasse scaturita dalla contrapposizione tra Telecom e gli operatori alternativi. È stato proprio l’ex monopolista a sparigliare le carte, un paio di mesi fa durante un convegno a Capri con tutti gli operatori del settore, sostenendo che il modello Metroweb poteva essere applicato anche in altre città d’Italia. Scenario che di fatto esclude quello a cui stava lavorando l’ex ministro Paolo Romani, che prevedeva, invece, la collaborazione di tutti i soggetti per un progetto infrastrutturale di livello nazionale, ovvero anche nelle zone a fallimento di mercato, attraverso la creazione di una società mista pubblico-privata.

L’idea di Romani prevedeva, tra le altre cose, il coinvolgimento della Cdp, che però controlla anche il 20% del Fondo F2I di Vito Gamberale e non ha perso un attimo ha dare la sua adesione convinta all’opzione Metroweb al punto che il suo presidente Franco Bassanini è diventato presidente anche della società della fibra ottica milanese. La mossa di Fastweb, in questa prospettiva, rappresenta di fatto la fine del progetto Fibra per l’Italia, messo in campo due anni fa insieme a Vodafone e Wind proprio per contrastare le manovre di Telecom. Come dice chiaramente il dg di Fastweb, Alberto Calcagno, «con l’ingresso in Metroweb, soprattutto, poniamo le basi per una nostra partecipazione al progetto più concreto per portare la rete di nuova generazione in Italia con un modello di sviluppo realmente aperto e  sostenibile». Anche da Metroweb sono convinti che l’operazione confermi «il forte interesse degli operatori di affiancarsi alla società per proiettare lo specifico know how in altre realtà urbane e metropolitane d’Italia». L’intenzione è quella di «fornire reti di accesso in fibra ottica in maniera trasparente e a tutti gli operatori». Le altre compagnie, per ora, restano molto scettiche. Così come non si capisce che fine faranno le aree del paese poco redditizie né se F2I avrà le risorse per avviare il progetto in tempi brevi.
Dalle parti del ministero dello Sviluppo tutto tace. Corrado Passera ha iniziato ad incontrare i direttori generali. Ma col doppio ministero il giro è lungo. E al dipartimento delle comunicazioni l’ex banchiere non si è ancora visto.

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