Mario Baldassarri si è presentato al vertice dei senatori del centrodestra con Giulio Tremonti carico di cifre e tabelle. L’economista finiano resta convinto che «degli oltre 800 miliardi di spesa pubblica almeno il 10%, vale a dire 80 miliardi, non ha nulla a che vedere con la giustizia sociale e con la crescita economica del Paese». Ma il ministro dell’Economia, raccontano i partecipanti all’incontro durato circa due ore, ieri era nelle vesti del poliziotto buono e non ha raccolto provocazioni. Anzi, ha cercato di rassicurare le anime scalpitanti della maggioranza che alla fine qualche spicciolo dalle casse del Tesoro arriverà. Forse già nel primo passaggio della manovra a Palazzo Madama.
«Al Senato qualcosa che arricchisca la Finanziaria ci potrà essere», ha detto il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. «Il governo darà un segnale importante», ha aggiunto il relatore di maggioranza Maurizio Saia. E il viceministro dell’Economia, Giuseppe Vegas, che fino a l’altroieri vedeva l’Irap come fumo negli occhi, ieri ha invece spiegato che la tassa regionale sulle perdite delle piccole imprese «è una stortura» da correggere. Detto questo, i modi, le quantità (e, malgrado le promesse, anche i tempi) sono tutti da vedere. Lo stesso Vegas ha ribadito subito dopo che «il taglio delle tasse è importante ma bisogna vedere se ci sono le coperture».
E le coperture non potranno arrivare se non dal gettito, visto che, ha proseguito il viceministro, in un momento come quello attuale appare difficile «intervenire sulla spesa dei grandi comparti sociali».
Tutto, insomma, è appeso all’andamento delle entrate. Ma se per i dati dell’autotassazione di novembre bisogna ancora aspettare, qualcosa si inizia a intravedere sullo scudo. Il gettito atteso dovrebbe oscillare tra 3 e 4 miliardi. Questa la stima fatta dallo stesso Tremonti, a quanto si apprende da fonti parlamentari, nel corso dell’incontro e successivamente nell’ufficio di Presidenza del Pdl, dove ha illustrato una relazione sull’economia. Si tratterebbe, dunque, considerata l’aliquota al 5% di un’ipotesi di rientro dei capitali dall’estero tra i 60 e gli 80 miliardi. Un po’ al di sotto delle previsioni iniziale che si aggiravano sui 100 miliardi.
La cifra sarebbe comunque sufficiente a consentire mini interventi di spesa. Ne è convinto Gaetano Quagliariello, che pur con tutta la cautela possibile, si avventura nell’elenco dei capitoli. «C’è l’Irap, c’è la sicurezza, c’è la casa e c’è il Sud», ha detto il vicepresidente dei senatori del Pdl, aggiungendo che nel corso del vertice «c’è stata concordanza nella valutazione delle disponibilità complessive. Alcune cose potranno essere fatte in questo ramo del Parlamento, altre potranno essere fatte alla Camera, dopo che saranno state valutate altre variabili che ora non si conoscono». Nel dettaglio, si parla di un taglio dell’Irap, scomputando le perdite dalla base imponibile, dell’introduzione della cedolare secca al 20% per gli affitti in via graduale, dell’aliquota agevolata per i risparmi al Sud e di fondi aggiuntivi per sicurezza e università. Il percorso, ha spiegato Quagliariello, sarà definito durante «altri incontri», ma il senatore non ha comunque escluso che «qualche sorpresa» possa arrivare sotto forma di emendamenti nel corso del dibattito in Aula a Palazzo Madama.
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