martedì 10 novembre 2009

Arriva la stangatina sui biglietti aerei

Viaggiare in aereo vi sembra caro? Dal primo gennaio lo sarà di più. Il tanto atteso (dai gestori aeroportuali) e discusso (dai consumatori e dalle compagnie) aumento delle tasse d’imbarco sembra ormai cosa fatta. Una decisione in controtendenza mentre al Senato si cercano i soldi per ridurre la pressione fiscale.
Il primo via libera al provvedimento messo a punto dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, è arrivato ieri dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica). Gli incrementi (a carico dei vettori e, a cascata, dei viaggatori) saranno modulati sulle dimensioni degli scali. Per i piccoli aeroporti, ma il testo può ancora subire modifiche, l’aumento sarà di 1 euro a passeggero, salirà a 2 per quelli che hanno un traffico di oltre 5 milioni di viaggiatori e a 3 euro per quelli che superano i 10 milioni.
I soldi andranno a finire dritti dritti nelle tasche delle società che gestiscono gli aeroporti, le stesse che ci costringono a stare ore ed ore davanti ai nastri trasportatori per aspettare bagagli che a volte neanche arrivano. La contropartita sarà quella degli investimenti. Ma il meccanismo è poco chiaro. Nessuno, spiegano da Assaereo, «ha definito in maniera inequivocabile quale destinazione sarà data alle somme incassate dagli aeroporti non essendo definiti obblighi precisi e contratti». Insomma, gli aumenti arrivano prima che le società abbiano effettivamente sborsato i soldi per migliorare i servizi e le infrastrutture. Praticamente sulla fiducia. Certo, come ha detto Matteoli, le nostre tariffe sono tra le più basse d’Europa. Nessuno ha però spiegato che in Italia sono basse semplicemente perché lo sono gli investimenti. Basti pensare che nel 2007 a Fiumicino hanno investito 2,2 euro per passeggero, a Milano 2,3 mentre la media europea è di 7,6 euro. Sta di fatto che l’aumento della tassa porterà nelle casse degli aeroporti qualcosa come 300 milioni l’anno. Circa 60 andranno all’Adr dei Benetton (Roma), altri 40 alla Sea (Milano). Per gli scali più piccoli si stimano 5-7 milioni.
La partita è comunque ancora aperta. Prima dell’ok definitivo servirà un’altra riunione del Cipe. Nel frattempo le associazioni dei consumatori si preparano a ricorrere al Tar. Il decreto sarebbe infatti in contrasto con la direttiva europea dello scorso marzo, che per la definizione delle tariffe prevede, tra l’altro, precisi criteri di trasparenza, consultazioni con tutti i soggetti interessati e un’authority di vigilanza. Niente di ciò sembra finora essersi visto.

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