venerdì 27 novembre 2009

Giulio non si spreca: «Darò soldi extra solo ai cassintegrati»

Quattro miliardi a disposizione e qualche spicciolo aggiuntivo, da raschiare nel deficit, per la cassa integrazione. Quanto al taglio alle tasse bisognerà aspettare, comunque dopo la Finanziaria. Per qualcuno dei deputati che hanno partecipato alla seduta, «già il fatto che Giulio Tremonti abbia speso 3-4 ore del suo tempo per illustrare la manovra alla Camera è un successo». E di questo, per ora, dovranno accontentarsi a Montecitorio. Del resto, spiega il ministro dell’Economia durante l’audizione davanti alla commissione Bilancio, «stiamo facendo la Legge di Stabilità, non una delle vecchie miracolose Finanziarie anni ’80». Dopo aver gelato ogni entusiasmo il ministro è passato anche al contrattacco. A suo modo. Per Brunetta c’è la battuta «sono un leguleio, non un economista». Per Scajola risposta in romanesco: rilanciare lo sviluppo con 1,5 miliardi presi dalla spesa pubblica? «Ma de che? Ci fai la birra!», dice Tremonti.
A chi, invece, invoca uno sforamento dei conti considerato che gli altri Paesi stanno aumentando il debito replica: «Mal comune mezzo gaudio? Gaudio un cavolo». Unica eccezione, il trattamento di cassa integrazione. Il governo presenterà un emendamento alla Finanziaria per potenziare gli ammortizzatori sociali anche ricorrendo, se necessario, all’indebitamento. Sul fronte, ristrettissimo, di quello che si può fare, il ministro inserisce al primo posto il Patto per la Salute. Arriverà poi il pacchetto lavoro. «Riproporremo l’emendamento sulla Banca del Sud e, vi prego», dice il ministro dell’Economia ai deputati, «votatelo, perché non c’è mai stato uno strumento così forte per il Mezzogiorno». Poi le risorse «per l’università e la ricerca, la scuola, il 5 per mille e altre domande sociali». Niente riforma fiscale: «Ne parleremo dopo la Finanziaria, anche con le parti sociali». E niente pensioni: «Di una nuova riforma non c’è bisogno».
Quindi un appello alla Commissione sui lavori della Finanziaria: «Tutti, maggioranza e opposizione, abbiamo un vincolo: l’articolo 81 della Costituzione», vale a dire l’obbligo di proporre misure che siano coperte sotto il profilo finanziario e dunque «faccio un invito al presidente della commissione Bilancio affinché esso sia rispettato». Sull’economia, infine, Tremonti ribadisce l’ottimismo e la possibilità di risalire da quel -6% di Pil cumulato tra il 2008 e il 2009.
Non si fa attendere la risposta di Brunetta, intervenuto nel pomeriggio al congresso dei consulenti del lavoro. «Credo», spiega il ministro della Pa, «che il rigore non possa e non debba nascondere il conservatorismo». I due, però, si sarebbero riappacificati durante la riunione dell’ufficio di presidenza del PdL con un abbraccio simbolico.
In serata, ad Anno Zero, si è scontrato con Pier Luigi Bersani. Il ministro: «Il nostro Paese nella crisi è uscito bene o meglio di altri Paesi». Niente affatto, ha replicato il segretario del Pd: «Non è un temporale passeggero, sarà una crisi lunga», il governo «venga in Parlamento a dire: “Ragazzi c’è un problema, bisogna che facciamo uno sforzo». Tremonti: «Cosa vuol dire fare uno sforzo da parte del governo per reperire 8-9 miliardi? Dove li troveresti i soldi e dove li metteresti?». E poi: «Sono stato tutto oggi in Parlamento, non ho visto un emendamento dell’opposizione». Bersani lo ha rimproverato di aver tolto alcune norme contro l’evasione fiscale. Tremonti: «Se fossero rimaste, chi va a comprare un paio di scarpe che costano 100 euro dovrebbe usare assegno o una carta di credito, il nostro impegno è per ridurre le tasse». Bersani: «Stai dicendo balle colossali». Tremonti: «Ti stai suicidando in diretta».
Intanto alla Camera si fa avanti il “gruppo dell’esercito”: 600 eletti con il Popolo della Libertà. Il primo dicembre a Montecitorio si presenterà. L’idea è di Filippo Ascierto, deputato del PdL. Con lui Gianfranco Paglia, Edmondo Cirielli, Roberto Speciale, Filippo Saltamartini, Luigi Ramponi. «Creeremo una rete di esperti in materia di sicurezza, persone che hanno indossato un’uniforme e adesso svolgono funzioni amministrative e istituzionali». Sei parlamentari, un consigliere regionale e poi sindaci, consiglieri provinciali e comunali. Obiettivi? Uno è già stato raggiunto ieri in Senato, con il riconoscimento della specificità di chi indossa una divisa rispetto al resto del pubblico impiego. La prossima battaglia della guarnigione azzurra riguarda la Finanziaria. È pronto un documento per chiedere un ulteriore sforzo per forze dell’ordine e forze armate».

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