martedì 3 novembre 2009

Industriali in pressing su Tremonti: tagli alla spesa per abbassare l’Irap

Il vero match ci sarà oggi, con Giulio Tremonti che dovrà respingere il doppio assalto del presidente della Camera, Gianfranco Fini, e del numero uno di Viale dell’Astronomia, Emma Marcegaglia. Ma ieri i giovani di Confindustria, riuniti a convegno a Capri, hanno decisamente scaldato il terreno. A partire dalla presidente, Federica Guidi, che nella relazione d’apertura ha sposato la linea su cui il PdL sta dando battaglia al Senato. «Da 15 anni», ha detto la Guidi, «si dice che la pressione fiscale in Italia è eccessiva. La riduzione va conciliata con una politica di rigore che credo, giustamente, Tremonti ha fatto fino a oggi». Il tema, ha proseguito, «è quello della spesa pubblica improduttiva».
È lì insomma, come sostiene da tempo l’economista finiano Mario Baldassarri, che si può trovare la copertura. Ma l’affondo più duro è arrivato dalla vicepresidente dei costruttori europei, Luisa Todini, che dopo aver dichiarato di aver pagato quest’anno una quota di Irap più alta degli utili, ha tuonato: «Non sono mica una pazza che vuole impedire il rigorismo di Tremonti, però questa tassa non ci permette di essere concorrenziali come gli altri e costringe le imprese italiane ad andare all’estero. È paradossale». Stesso ragionamento arriva da Antonio Tajani.
«Rigore e riduzione della pressione fiscale non sono scelte antitetiche», ha spiegato il vice presidente e commissario Ue ai Trasporti al convegno dei giovani industriali a Capri. «La scelta di politiche improntate al rigore infatti sono necessarie», ha proseguito, «per evitare un’impennata del debito pubblico ma questo può essere combinato con una riduzione intelligente della pressione fiscale». E sulla necessità di tagliare la spesa ha insistito anche Lorenzo Bini Smaghi.
«Come tutte le riduzioni delle tasse, vanno compensate da riduzione di spesa che non comportino un onere per le future generazioni». Il membro del board della Bce ha però avvertito il governo di tenere giù le mani dallo scudo fiscale. Il gettito proveniente dal rientro dei capitali all’estero è infatti «una tantum, mentre la spesa corrente è per sempre. E gli equilibri finanziari sono indispensabili per la ripresa economica sostenibile dell'Italia».

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