giovedì 19 novembre 2009

Eni al lavoro per evitare la multa della Ue sul tubo

Maxi multa (si parla di qualcosa come 500 milioni di euro) e cessione della proprietà dei tubi. Sono queste le due mazzate che rischiano di abbattersi sull’Eni se Bruxelles dovesse decidere che la gestione del gasdotto Tag da parte del Cane a sei zampe ha violato le norme comunitarie sulla concorrenza. Il 27 novembre ci sarà un incontro tra il gruppo italiano e gli esperti della Commissione, ma le grandi manovre sono iniziate da tempo. L’ipotesi finora più gettonata per chiudere il contenzioso iniziato lo scorso marzo è quella di cedere ad investitori istituzionali italiani la quota dell’89% di Trans Austria Gasleitung, il gasdotto che parte dalla Russia e, attraverso l’Austria, arriva in Italia. Il trucco sarebbe quello di tenersi ben stretti i diritti di trasporto del gas, che rappresentano il cuore del business. La soluzione garantirebbe, forse, di accontentare formalmente la Commissione Ue e di non scontentare Palazzo Chigi, che ha più volte ribadito il valore strategico del gasdotto. A questo proposito il governo si sentirebbe più sicuro se i tubi finissero in pancia alla Cdp, operazione che rappresenterebbe anche il primo passo verso la società delle reti. I contatti tra Eni e Tesoro sono già stati numerosi, ma non tutti i nodi sono stati sciolti. Con l’avvicinarsi della scadenza la tensione sale. Da un paio di settimane Paolo Scaroni fa mostra di ottimismo, assicurando che alla fine tutto si risolverà in maniera incruenta. Il lavoro degli esperti sul dossier è però serrato. Anche ieri l’ad dell’Eni ha ribadito che il gruppo «sta studiando soluzioni alternative che possano andare bene alla Commissione e al governo». In caso di multa, però, Scaroni ha già fatto sapere che partirà subito il ricorso.

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