martedì 3 novembre 2009

Quattro miliardi di Irap in meno. Anche la Lega dà il via libera

Chi aspettava che la guerra sulle tasse si fosse conclusa con la tregua tra Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi dovrà ricredersi. Il conflitto è appena iniziato. Anzi, è ripartito. Con la differenza che Lega, prima disposta a far traballare il governo pur di difendere il ministro dell’Economia, ora ha deciso di salire sul carro dell’Irap. E di dare battaglia insieme al PdL. Il riposizionamento degli schieramenti in campo si è concretizzato ieri in commissione Bilancio con la formalizzazione dell’emendamento alla Finanziaria sul mini taglio all’Irap. Un nutrito gruppo di senatori ha infatti messo nero su bianco un testo che propone una riduzione dell’imposta fino a 4 miliardi prevedendone la deducibilità integrale per le imprese sotto i 50 dipendenti e parziale per quelle più grandi. La copertura proposta viene dalla trasformazione in crediti di imposta di 6 dei 24 miliardi di trasferimenti erogati dalle amministrazioni alle imprese a fondo perduto sia in conto capitale sia in conto corrente. Le risorse vanno per 2 miliardi ai nuovi crediti di imposta, liberando così 4 miliardi da utilizzare per l’Irap. Sotto al provvedimento, oltre a quella dei finiani e degli ex Forza Italia c’è anche la firma del Carroccio.
l’incontro con letta
L’allargamento del fronte non ha però intimorito il governo. Il nodo, spiega il viceministro Giuseppe Vegas - che sta seguendo il provvedimento per il governo e ieri ha incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta - «resta sempre quello della copertura». «Per adesso», prosegue, «non ci sono le condizioni finanziarie soprattutto per quanto riguarda la copertura delle minori entrate che derivano dall’agevolazione fiscale».
Come finirà è difficile dirlo. Per ora, nessuno dei due contendenti vuole andare allo scontro. La maggioranza ha infatti accettato di rinviare le ostilità alla discussione in aula. Dopo una riunione tra maggioranza, esecutivo e presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini, la soluzione concordata è quella della bocciatura tecnica dell’emendamento, l’unico modo per consentire ai senatori di ripresentare il testo in Aula e riaprire la discussione. Neanche la Lega vuole alzare troppo i toni. «Tutto quello che può essere fatto», sintetizza il ministro Roberto Calderoli, «lo si farà dopo aver trovato le risorse». D'altra parte, il taglio dell’Irap «garantirebbe più posti di lavoro, è una prevenzione a disoccupazione e cassa integrazione. Ne discuteremo nel governo ma l’ultima parola spetta all’Economia e a Berlusconi».
niente passi indietro
Di sicuro, però, la maggioranza non farà passi indietro. «Accetto la bocciatura tecnica in Commissione dell’emendamento», spiega il presidente della Commissione finanze del Senato, Mario Baldassarri, autore della contromanovra, «ma in Aula chiediamo che sia discusso tutto il pacchetto degli emendamenti». Netta anche la posizione di Maurizio Gasparri. «Il percorso della Finanziaria», promette il capogruppo Pdl al Senato, «si concluderà certamente con la riduzione delle tasse per le imprese e le famiglie. Ci sarà anche la riduzione dell’Irap». Le cose potrebbero complicarsi se sulla proposta dovesse convergere l’opposizione. Il Pd, dice il neo segretario Pier Luigi Bersani, «è d’accordo», a patto che rientri in un pacchetto di misure anti-crisi. La stessa linea di Udc e Idv. Dal fronte delle imprese si è fatta sentire Emma Marcegaglia. «Germania e Francia», ha detto la presidente di Confindustria, «stanno tagliando le tasse - non farlo anche in Italia creerebbe un problema di competitività per le nostre imprese». Dagli artigiani di Mestre arrivano invece i numeri della proposta. Il taglio dell’Irap, secondo la Cgia, potrebbe portare ad un risparmio, per quasi 4,5 milioni di aziende pari al 99,2% delle imprese italiane, tra 1.000 e 1.200 euro per le piccole e micro realtà produttive con meno di 50 dipendenti.

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