Massimo Moratti non ha fatto neanche in tempo a riprendersi dalle delusioni di San Siro. A due giorni dallo stop imposto dalla Roma di Claudio Ranieri alla sua Inter, il petroliere si è visto arrivare anche una mazzata dalla trimestrale del gruppo. Ben più pesante del pari rimediato domenica sul campo.
Nel terzo trimestre la Saras dei fratelli Moratti ha portato a casa una perdita netta di 49,6 milioni, in flessione del 152% rispetto allo stesso periodo del 2008. In picchiata anche i ricavi, scesi del 43% a 1,416 miliardi, mentre l’ebitda è diminuito addirittura del 127%. Non vanno meglio le cose sui nove mesi, con i ricavi netti a 3,75 miliardi (-46%) e un utile netto di 67,4 milioni (-78%). Il margine operativo lordo è sceso del 48% a 275,4 milioni e il risultato operativo del 67% a 136,8 milioni, mentre la posizione finanziaria netta, sempre da gennaio a settembre, è passata da un rosso di 221 milioni a un passivo di 464 milioni.
La stangata si ripercuoterà immediatamente sugli investimenti. Saras, si legge in una nota, ha deciso di rivede il piano 2008-2011 dal momento che «l’attuale scenario è notevolmente diverso dalle ipotesi originali su cui era stato basato». In sostanza, tutti i principali progetti di «crescita» a partire dal 2010 in poi verranno spostati in avanti di circa 12-18 mesi.
L’andamento del mercato non ha di sicuro favorito la società dei Moratti. Nel terzo trimestre del 2008 il diesel veniva scambiato in media a 1.078 dollari per tonnellata, nello stesso periodo del 2009 la valutazione è scesa a 567 dollari. E sui conti hanno pesato pure elementi di natura straordinaria come un tragico incidente in una raffineria e una serie di imprevisti che hanno causato dei rallentamenti e appesantimenti della catena produttiva della società. Ma è un dato di fatto che malgrado il potenziamento degli impianti e della capacità di conversione, il margine di raffinazione del gruppo petrolifero è stato di 2,2 dollari a barile, in discesa del 75% rispetto a quello dei primi mesi del 2008.
Qualcosa, insomma, non ha funzionato. E potrebbe continuare a non funzionare, visto che lo slittamento del piano è finalizzato oltre che ad «allineare gli investimenti con l’attuale scenario depresso del mercato» anche ad «ottenere i migliori ritorni possibili per gli azionisti». In altre parole, si tagliano le spese in tecnologia per salvaguardare i dividendi. Il motivo non è tanto la crisi, quanto la principale fonte di sperpero della famiglia Moratti, che risponde al nome di Internazionale Football Club. Nei bilanci chiusi il 30 giugno 2008 la società di Massimo Moratti ha dichiarato una perdita netta di 148,27 milioni, su un giro d’affari che, escludendo le plusvalenze su cessione calciatori (pari a 8 milioni), è stato di 197 milioni. Nessuna novità. Negli undici bilanci che vanno dalla stagione 1995/96 al 2005/06, l’Inter ha accumulato 661 milioni di passivo e Moratti ha provveduto personalmente a versare 400 milioni nelle casse. I soldi, finora, sono sempre arrivati dalla Saras. Qualche volta, stando ad alcune inchieste della magistratura, anche in maniera non del tutto trasparente. Ora il cerchio si sta chiudendo. Rinviare gli investimenti per garantire il dividendo potrà tamponare l’emergenza. Ma è chiaro che alla fine Massimo e suo fratello Gian Marco dovranno scegliere una volta per tutte in quali pozzi investire: quelli che buttano greggio e denaro o quello senza fondo a strisce nere e azzurre. La decisione, secondo indiscrezioni, sarebbe matura. Ma non ditelo a Mourinho.
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