giovedì 5 novembre 2009

Fiat rilancia Chrysler coi soldi pubblici

Maglioncino blu d’ordinanza e sorriso delle grandi occasioni. Sergio Marchionne è stato accolto sul palco dal nuovo presidente di Chrysler Robert Kidder, che lo ha salutato come «l’uomo capace con il suo team di reinventare il marchio e farlo riemergere più forte di prima». Il manager, ha aggiunto, «sta reinventando il modello di business di Chrysler in uno con vere economie di scala globale, con una forte attenzione ai marchi». È iniziata così, in aria di beatificazione davanti ad una platea di 450 persone (tra cui John Elkann), la lunga giornata del manager in terra d’America.
Ventuno modelli entro il 2014 e tre piattaforme in condivisione con Fiat. Sono questi i due punti principali del piano quinquennale di rilancio della Chrysler presentato dall’ad nel quartier generale di Auburn Hills. Presenti analisti finanziari, rappresentanti dei sindacati e del governo (in qualità di azionisti del colosso di Detroit), autorità locali e giornalisti. Regina della kermesse una 500 azzurra come la maglia della nazionale di calcio, in mezzo a Jeep e Grand Cherokee.
«È una grandissima giornata per Chrysler e per la sua squadra, che sta lavorando con passione e spero che darà vita a un’azienda dinamica e competitiva», ha detto Marchionne, che poi ha scherzato: «Mi sento come il quinto marito di Zsa Zsa Gabor, so cosa devo fare, ma non so se riuscirò a renderlo interessante».
Al di la delle battute, l’ad ha voluto sottolineare il percorso virtuoso avviato dal gruppo. La società, ha spiegato, «è stata parsimoniosa»: ha registrato il pareggio operativo e da giugno ha aumentato la propria liquidità di 1,7 miliardi di dollari raggiungendo i 5,7 miliardi di liquidità a fine settembre. Per mantenere l’equilibrio di bilancio il colosso di Detroit ridurrà da undici a sette le proprie piattaforme, tre delle quali saranno condivise con Fiat. «Nessuno prende lezioni da nessuno, è un lavoro fatto assieme», ha poi tenuto a precisare il vicepresidente del Lingotto, Elkann.
Nel management della casa automobilistica Usa, in ogni caso, regna l’ottimismo. A cinque mesi dalla chiusura del procedimento per bancarotta, la fiducia del board di Chrysler nella possibilità di tornare ad essere un marchio competitivo è «considerevolmente più forte», ha assicurato Kidder. Il gruppo di Detroit, ha aggiunto un dirigente, ha in programma l'introduzione dei nuovi motori Fiat già a partire dal prossimo anno. Kidder ha spiegato che continueranno gli sforzi per ridurre la capacità produttiva e i costi amministrativi e dei materiali e ha ribadito che l’azienda intende rimborsare il prestito ricevuto dal governo Usa «con la massima velocità possibile». Chrysler avrà anche un nuovo logo aziendale, registrato il 29 settembre. È caratterizzato da un disegno più moderno e da una stilizzazione delle ali attorno all’elemento centrale e non riporta più il marchio ovale al centro ma la scritta Chrysler su fondo blu.
Commentando la decisione di General Motors di mantenere il controllo di Opel, l’ad di Fiat e Chrysler ha infine parlato di «scelta totalmente razionale perché considerando quello che è successo era l’unica soluzione. È una cosa buona per l’Europa perché dovranno razionalizzare le infrastrutture che sono troppo grosse e complesse».
Tra entusiasmi e festeggiamenti, nessuno ha versato una lacrima per il pensionamento annunciato di tutti i modelli storici del marchio (dalle Dodge Viper alle super Jeep), ma una protesta c’è stata, ad alta quota. Due piccoli velivoli hanno sorvolato Auburn Hills con degli striscioni. Su uno si leggeva “Fiat/Chrysler bailout bandit” (salvataggio pirata), l’altro invitava più semplicemente a non acquistare auto Chrysler.

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