giovedì 19 novembre 2009

Scajola stoppa i francesi «No al nucleare importato»

Lo stop ai francesi pigliatutto, stavolta, è chiaro come il sole. Il boccone del nucleare italiano non andrà ad ingrassare solo i cugini d’Oltralpe. Vogliamo avere, ha spiegato ieri Claudio Scajola, «un ruolo paritario» con i partner francesi e americani per la costruzione delle nuove centrali nucleari.
La precisazione era attesa da tempo, visto che da qualche mese sulla ripartenza dell’atomo si erano intensificate le manovre d’accerchiamento. A partire da quella di Gdf, che qualche settimana fa è sbarcata in Italia per annunciare l’alleanza con i tedeschi di E.On e lanciare la candidatura per il secondo consorzio (oltre a quello già costituito tra Enel ed Edf) che dovrà costruire altri 4 nuovi impianti. Mossa che ha destato più di un sospetto quando il presidente del gruppo Gerard Mestrallet ha dichiarato di preferire la tecnologia Epr a quella Ap1000. Non un semplice dettaglio tecnico ma una scelta di campo. Le due tecnologie sono infatti concorrenti nel settore della realizzazione dei reattori. E mentre la prima è utilizzata dalla francese Areva, la seconda è molto diffusa nel Nord Europa in Inghilterra e soprattutto negli Stati Uniti, dove viene utilizzata da Westinghouse. Se a questo si unisce il fatto che Gdf lavora nel mondo molto di più con l’Ap1000 che con l’Epr, il messaggio diventa ancora più chiaro. L’idea sarebbe, insomma, quella di appaltare tutti i nostri reattori agli uomini di Sarkozy, visto che Areva è già partner per il consorzio Enel-Edf.
Il tutto alla faccia della nostra Ansaldo Nucleare, che sarebbe beffata due volte. L’azienda controllata da Finmeccanica, infatti, ha siglato qualche mese fa negli Usa, alla presenza dello stesso Scajola, un protocollo di collaborazione con Westinghouse per il nucleare in Italia, ma all’occorrenza non avrebbe problemi a lavorare anche su reattori Epr, come fa da tempo in diverse parti del mondo. Il problema è che Areva non è molto collaborativa. Costruisce i reattori in Francia e li porta già fatti dove occorrono.
Di qui le parole precise pronunciate ieri dal ministro dello Sviluppo a Genova durante una visita agli stabilimenti di Ansaldo Energia. Punto primo: «Ho spiegato ad americani e francesi che noi non importiamo centrali fatte all’estero chiavi in mano, ma con loro vogliamo costruirle avendo un ruolo rilevante e paritario, non solo a livello edificativo ma anche tecnologico».
Punto secondo: «Noi siamo industrialmente deboli per le scelte sciagurate del passato, ma Finmeccanica ha il grande merito di avere avuto il coraggio di costituire di nuovo Ansaldo Nucleare mantenendo così un presidio industriale e tecnologico nel settore».
Considerazioni chiare, che non solo rilanciano il ruolo di Finmeccanica nella partita dell’atomo, ma aprono potenzialmente la strada a tutte le imprese italiane che hanno le competenze per poter essere coinvolte nella realizzazione delle future centrali. Già alla costruzione dell’Epr francese di Flamanville, tanto per fare un sempio, partecipano 32 nostri fornitori (quasi tutti al Nord), soprattutto di forgiati, apparecchiature meccaniche, cavi, tubi, ecc. Mentre nel progetto finlandese di Olkiluoto sono coinvolte circa 20 imprese italiane. Resta ora da capire fino a che punto potranno spingersi le pressioni del ministro sui francesi e, soprattutto, se serviranno a sbloccare le trattative. Quanto ai tempi, Scajola ha messo il piede sull’acceleratore. «La conclusione della mappatura» dei siti dove verranno costruite le nuove centrali nucleari, ha detto nel corso della trasmissione Mattino 5, «sarà fatta entro primavera, come abbiamo previsto dalla legge Sviluppo».

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