mercoledì 4 novembre 2009

Sconticino Irap

Dopo i primi, timidi, corteggiamenti sotto il sole di Capri, i due continuano a frequentarsi. Al punto che qualcuno inizia a sostenere che quella tra Gianfranco Fini e Giulio Tremonti sia qualcosa di più di una tregua armata. Ieri il presidente della Camera e il ministro dell’Economia, a pochi giorni dall’intesa sul Sud durante il convegno dei giovani industriali, si sono incontrati per più di un’ora a Montecitorio. Un lungo chiarimento dopo la decisione del presidente di mandare in ferie i deputati per mancanza di “copertura finanziaria” e dopo il braccio di ferro sulla promozione di Tremonti a vicepremier.
I due avrebbero proseguito il dialogo avviato sabato scorso. Ma sul fronte della finanziaria Fini non sarebbe riuscito ad ottenere molto più che vaghe promesse. La risposta del ministro è sempre la stessa: di tagli alle tasse non si parla finché non arriveranno i dati sull’andamento delle entrate. E sbaglia chi pensa che tutto sia appeso ai primi risultati dello scudo fiscale. Malgrado il maggiore gettito derivante dalla sanatoria sui capitali illecitamente detenuti all’estero sia il tesoretto cui tutti fanno riferimento quando si parla di finanziaria, il ministro dell’Economia sa bene che quel gruzzolo sarà il frutto di una misura una tantum e quindi non utilizzabile per coprire tagli strutturali alle tasse.
In realtà, le cifre che Tremonti sta aspettando sono quelle degli acconti Irpef, Ires e Irap che dovranno essere versati entro il 30 novembre. Sarà quella la vera cartina di tornasole per capire se i leggeri segnali di ripresa degli ultimi mesi sono riusciti ad invertire il trend discendente delle entrate. Per ora sul tavolo ci sono le stime di Bankitalia, che prevede un calo a fine anno di quasi il 3% con una riduzione, per la prima volta negli ultimi cinquant’anni, del valore nominale del gettito. Ma, come dice spesso Tremonti, in tempi di crisi le anticipazioni degli economisti sono come le predizioni dei maghi. Per questo il ministro, contando anche sulla martellante campagna mediatica messa in campo da Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza contro l’evasione, non esclude sorprese.
Se i dati smentiranno le previsioni, allora ci saranno sicuramente gli spazi per intervenire, con moderazione, sul fisco. E’ per questo che allo stato appare molto difficile che qualsiasi iniziativa concreta in finanziaria possa arrivare prima del passaggio alla Camera. Ed è quasi impossibile, come si era ipotizzato nelle ultime ore, un blitz sul decreto Ronchi che oggi dovrebbe ricevere il via libera del Senato. Questo non significa, ovviamente, che il Pdl a Palazzo madama accetti di rinfoderare le pistole. Sul piatto ci sono ancora la supermanovra Baldassarri da 40 miliardi, ma soprattutto l’emendamento sottoscritto da Pdl e Lega e non osteggiato dal Pd sul minitaglio Irap da 4 miliardi per le imprese sotto i 50 dipendenti. Nelle ultime ore, con la collaborazione dei tecnici del Tesoro, si sta anche lavorando ad una misura ancora più soft, che peserebbe sul gettito soltanto per 1-1,5 miliardi che andranno sempre ad alleggerire l’imponibile relativo al monte salari. Resta infine, come monito, la ricetta presentata da Emma Marcegaglia durante il convegno di Capri per abbattere la spesa di 15 miliardi. Operazione che renderebbe possibile sia un intervento sull’Irap che sul quoziente famigliare. Anche l’ipotesi del mini-taglio però non sarebbe disdegnata. «Aspettiamo di vedere quale sia l’emendamento», ha detto la presidente di Confindustria, «ma di sicuro sarebbe un primo passo utile».

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