venerdì 9 ottobre 2009

Obama sotto accusa: «Indebolisce il dollaro»

La corsa dell’oro non si arresta. Ieri il contratto spot ha toccato il nuovo massimo assoluto, 1.058,48 dollari per oncia, consolidando da inizio anno un guadagno di oltre il 20%. Al di là delle manovre speculative e dei timori sul possibile rialzo del prezzo del greggio, a spingere sempre più in alto il metallo prezioso è sicuramente il dollaro. La cui discesa sta preoccupando la comunità internazionale. Tanto che ieri le autorità monetarie di Sud Corea, Taiwan, Filippine, Tailandia, Hong Kong e Indonesia sono state segnalate acquistare dollari per temperare l’apprezzamento delle valute locali, molto dannoso per le loro economie esportatrici. Non meno preoccupata la comunità finanziaria statunitense.

Qualcuno punta il dito sulle mosse di Cina, Russia e paesi Arabi per favorire l’abbandono del biglietto verde come valuta di riferimento. Il principale indiziato, però, resta in ogni caso Barack Obama, visto che negli ultimi sei mesi il dollaro ha perso l’11,5%. Nei giorni scorsi anche Sarah Palin, ex candidata alla vice presidenza della Casa Bianca, è andata ad aggiungersi al coro repubblicano di critiche e di preoccupazioni sull’aumento dell’indebitamento americano (ieri il deficit per il 2009 è salito al record di 1.400 miliardi di dollari, il 9,9% del Pil, la quota più alta dal 1945) e sulle sue ripercussioni sulla moneta.

La tesi è, ovviamente, che la discesa del biglietto verde sia il riflesso dell’indebolimento degli Stati Uniti. A frenare il dollaro, si legge sul New York Times, «è la crescente sensazione che molti politici a Washington gradiscano un lento ma sostenuto deprezzamento soprattutto nei confronti della valuta cinese e asiatiche in generale: un dollaro debole, infatti, renderebbe i beni importati più costosi e i prodotti americani più competitivi».

Il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, ha ribadito che gli Usa faranno il necessario per mantenere la fiducia. Ma molti restano scettici. Ieri David Malpass, presidente di Encima Global, ha scritto sulle pagine del New York Times che Obama dovrebbe rigettare la politica del dollaro debole dell’amministrazione Bush: questo si tradurrebbe in un ritorno dei capitali e dell’occupazione, prima che i tassi di interesse americani tornino a salire. Secondo Malpass, per capire come mai il dollaro è sceso nell’ultima settimana e l’oro ha toccato nuovi record «basta guardare ai numeri sull’occupazione americana di venerdì scorso e il debole comunicato del G7 di Istanbul». «Deplorare l’eccessiva volatilità e i disordinati movimenti dei tassi di cambio non vuol dire esattamente scendere in difesa del dollaro», scrive Malpass, ricordando come il numero uno di Pimco, Bill Gross, in un’intervista all’emittente televisiva Cnbc abbia risposto, a chi gli chiedeva se i bassi tassi di interesse indeboliranno il dollaro: «Penso che sia parte del piano dell’amministrazione». Si tratterebbe, in sostanza, del tentativo di Washington di utilizzare l’inflazione come metodo per ridurre il valore reale del debito pubblico in rapida crescita.

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