giovedì 8 ottobre 2009

Gli incentivi all’auto soltanto se Fiat salva gli operai al Sud

La proroga degli incentivi all’auto dovrà essere coordinata con l’Europa e legata «a un aumento della produzione Fiat in Italia». Claudio Scajola è tornato, intervenendo al programma La telefonata su Canale 5, a parlare di aiuti al Lingotto. La sostanza, come già annunciato anche da Silvio Berlusconi, è che i soldi arriveranno pure nel 2010. La novità è che il governo scenderà in pista solo a patto che la Fiat garantisca i lavoratori di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese. La sopravvivenza dei due stabilimenti, del resto, era stata messa sul piatto senza mezzi termini dallo stesso Sergio Marchionne. Se gli incentivi dovessero finire, aveva fatto capire l’ad qualche giorno fa, la Fiat dovrà chiuderà le sue fabbriche, a partire proprio da quelle del Sud.
Ed ecco la risposta del governo. «È evidente che se gli incentivi verranno dati in tutti i Paesi di fronte alla crisi del settore auto, l’Italia non può rimanere indietro», ha spiegato Scajola. Ma la produzione dovrà essere salvaguardata. E Marchionne, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo, «condivide» questa impostazione.
Per gli operai campani e siciliani è senz’altro una buona notizia. Per il futuro dell’auto e per l’economia del Paese un po’ meno. Gonfiare artificialmente gli acquisti significa infatti continuare a mantere alto un livello di produzione che è già sovradimensionato rispetto alle reali esigenze del mercato. Il che significa che prima o poi, visto che gli aiuti non potranno proseguire all’infinito, i nodi verranno al pettine. E allora saranno davvero dolori.
L’altro problema legato alla proroga degli aiuti riguarda l’effetto domino e la sorte della piccola impresa. Sul primo fronte si è già fatto avanti Pier Francesco Guarguaglini. Ieri anche l’ad di Finmeccanica, malgrado una stima di ricavi per il 2013 intorno ai 20 miliardi (nel 2009 raggiungeranno i 17), ha chiesto al governo di sostenere con maggiori risorse pubbliche l’aerospazio e la difesa. Se Fiat chiede risorse per la rottamazione, ha detto il manager durante un’audizione davanti alla commissione Industria del Senato, «io chiedo risorse per lo sviluppo di prodotti che secondo me danno più futuro».
Ma a fare le spese degli aiuti selettivi saranno soprattutto i piccoli. «Se si segue la scia degli altri paesi Ue», ha spiegato il presidente di Confapi, Paolo Galassi, «a maggior ragione lo si dovrebbe fare sul fronte delle iniziative a favore delle piccole e medie imprese. Altrimenti si creerà uno svantaggio competitivo con l’Europa difficilmente colmabile».

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