sabato 17 ottobre 2009

La Fiom ora abbia il coraggio di rifiutare l'aumento

La Fiom minaccia fuoco e fiamme nelle fabbriche. E si batte il petto gridando all’ingiustizia. Ma la realtà è che i duri della Cgil questa volta l’hanno fatta grossa. Restare fuori dal più veloce rinnovo contrattuale della storia dei metalmeccanici, il primo ad applicare integralmente le nuove regole sancite dalla riforma siglata l’anno scorso, l’unico in cui le richieste del sindacato sono state accettate senza scambi sottobanco e senza scioperi selvaggi, appartiene ad una strategia che difficilmente sarà compresa dai lavoratori.
«La verità», spiega a Libero Giovanni Contento, «è che la Fiom puntava sulla famosa scossa, sulla caduta del governo». A quel punto, chiaramente, avrebbero sbandierato il loro rifiuto come una grande vittoria politica. «Ma è proprio questo il problema», continua il segretario nazionale della Uilm, «l’ossessione della lotta politica. Era chiaro che la nuova piattaforma con cui si sono presentati al tavolo della trattativa con Federmeccanica era un manifesto contro il governo, non una proposta di contratto». La Fiom, però, sostiene che quel documento era stato sottoposto al voto della base, così come ora vorrebbero che l’accordo fosse giudicato attraverso un referendum. Quel foglio con cui si sono presentati al primo incontro, svela Contento, «non solo era diverso da quello votato nelle fabbriche, ma neanche i delegati ne erano a conoscenza. E poi, se amano così tanto la democrazia, perché non fanno un referendum sugli scioperi, che proclamano con leggerezza senza pensare alle buste paga dei lavoratori?». Il rischio è che la risposta non piaccia. Così come non piacerebbe la reazione delle tute blu alla proposta della Uilm. «Se sono davvero convinti che il nuovo contratto sia dannoso dovrebbero chiedere alla base di rinunciare alla sua applicazione», dice Contento, che invece ritiene la firma un vero e proprio successo del sindacato. «Una svolta che apre la strada ad un modello nuovo fatto di regole e di risultati concreti, come l’aumento medio di 112 euro e l’avvio del primo fondo di solidarietà, sull’esempio dei Paesi scandinavi. È questa la direzione su cui intendiamo andare avanti». Anche da soli, ma «la speranza è che la Fiom non confonda la diversità con l’isolamento, che sarebbe inutile e dannoso per i lavoratori. Noi, da parte nostra, continueremo sempre a cercare il consenso unitario». Se la risposta sarà negativa? «Vuol dire che l’ideologia avrà prevalso sulla ragione».

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