Alla fine, come al solito, hanno vinto i sindacati. I 657 dipendenti dell’Atitech non saranno licenziati. La firma definitiva dovrà arrivare entro sette giorni, ma l’accordo quadro firmato nella notte a Palazzo Chigi ha già ottenuto un via libera di massima da parte di tutte le sigle, compresa la Cgil. Si tratta dell’ultimo atto della vicenda Alitalia. Anche questo, come tutta l’operazione Fenice, condito di ammortizzatori straordinari, contributi pubblici e soccorso da parte di aziende controllate dal Tesoro.
L’intesa è stata raggiunta sulla nuova versione del piano presentato dal presidente dell’Unione industriali di Napoli, Gianni Lettieri, a capo di Manutenzioni Aeronautiche, la newco che rileva la società di manutenzione pesante di Capodichino, e il cui capitale è detenuto al 75% dalla Meridie dello stesso Lettieri, al 15% da Cai e al 10% da Finmeccanica, che manterranno le proprie partecipazioni per almeno 5 anni. L’accordo è stato firmato in zona Cesarini, a poche ore dalla riunione del cda della società che, altrimenti, avrebbe dovuto avviare le procedure per il fallimento.
L’Atitech è balzata agli onori della cronaca nelle settimane calde della trattativa per la cessione di Alitalia, quando i lavoratori appresero che l’azienda sarebbe rimasta nelle mani del commissario straordinario Augusto Fantozzi, fuori quindi dal perimetro della Cai di Colaninno e Sabelli. Da allora la mobilitazione, talvolta anche dura, degli operai non è più cessata. La tensione è risalita prima dell’estate in coincidenza con il mancato pagamento degli stipendi ed è puntualmente ripresa, con tanto di tafferugli e blocco dei voli, qualche settimana fa in vista della possibile chiusura degli stabilimenti.
Ora tra i lavoratori di Capodichino sembra fortunatamente essere tornato il sereno. Resta da capire se lo stesso clima può essere condiviso dai contribuenti. In altre parole, chi paga? Fino a pochi giorni fa l’intesa sembrava lontana. Il piano di Lettieri prevedeva il mantenimento di 300 posti di lavoro su 650. I sindacati chiedevano di lasciar fuori al massimo 110 persone da accompagnare alla pensione con gli scivoli.
Ecco le condizioni del nuovo accordo: assunzione immediata di 360 dipendenti che, a regime, nel 2014, diventeranno 500: unità selezionate tra quelle poste in cassa integrazione straordinaria. Ai lavoratori reinseriti nel ciclo produttivo a partire dall’ottobre 2010, sarà applicata la cassa integrazione a rotazione. Fatta eccezione per i lavoratori che saranno riassorbiti da Finmeccanica (60 unità) e per quelli (70) che, al termine del periodo degli ammortizzatori sociali, avranno maturato i requisiti per la pensione. Ai dipendenti della newco verrà applicato il contratto Cai per il personale di terra, sottoscritto il 30 ottobre 2008. Contratto che prevederebbe un taglio medio delle attuali retribuzioni Atitech del 7% circa. Ma la decurtazione sarebbe poi compensata da incentivi legati agli obiettivi di produzione. Accordo limato anche per il capitolo commesse: la Cai si impegna ad affidare alla società, per 5 anni dal 2010, la manutenzione di tutti gli aeromobili, inclusi quelli di lungo raggio, che non rientravano nella precedente versione del piano. Una novità che andrà accompagnata da interventi infrastrutturali e, soprattutto, da corsi di riqualificazione del personale, che saranno finanziati dalla Regione Campania. Finmeccanica, infine, oltre ad assumere, in aziende del gruppo, 60 lavoratori ex Atitech si impegna a ricercare, nell’ambito delle proprie società operative, ulteriori opportunità di lavoro da affidare ad Atitech. Una soluzione, infine, si profila anche per i circa 130 lavoratori dell’indotto che dovrebbero usufruire di corsi di formazione e cassa integrazione in deroga. Insomma, considerata la situazione finanziaria dell’Alitalia e quella specifica dell’Atitech, mancano solo le “sedie in pelle umana”. Volete sapere cosa ha detto Rifondazione? Un «pessimo accordo».
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