venerdì 16 ottobre 2009

La Bce critica gli incentivi all’auto: «Più danni che vantaggi»

Effetti distorsivi sul mercato, meccanismo boomerang, impatto negativo sul complesso dei consumi. Ce n’è voluto di tempo, ma alla fine qualcuno si è accorto che la pioggia di incentivi all’auto messa in campo dai governi europei rischia di far saltare il banco e di provocare pesanti danni all’economia. A rovinare la festa degli ennesimi dati trionfanti sulle vendite diffusi ieri da Acea ci ha pensato la Bce, che nel bollettino mensile ha invitato a procedere con molta cautela su eventuali proroghe. Innanzitutto, ha spiegato Jean Claude Trichet, «è stata frenata la domanda di altri acquisti importanti» e questo comporta che «l’impatto delle misure sui consumi privati e sull’attività economica complessiva è inferiore a quello diretto sulle vendite di autovetture nuove». Insomma, il gioco è in perdita. Non solo. Secondo la Bce, «in una prospettiva di politica economica più generale, occorre tenere presente che le misure di bilancio a vantaggio di un settore specifico generano distorsioni dei prezzi relativi che possono impedire cambiamenti strutturali necessari, indurre maggiori pressioni da parte delle attività di lobbying finalizzate a introdurre ulteriori agevolazioni e distorcere le condizioni di parità concorrenziale a livello internazionale». Inoltre, «la rottamazione precoce di autoveicoli ancora in buono stato, derivante da incentivi fiscali alle famiglie, riduce la ricchezza di un’economia» compromettendo «così le prospettive di reddito e occupazione complessive nel più lungo termine».
In sostanza, se a settembre le vendite di nuove auto in Europa (Ue27+Efta) sono salite del 6,3% annuo e quelle della Fiat sono addirittura aumentate del 13,7% c’è poco da essere contenti. Anzi, c’è da sperare che i governi, Italia compresa, buttino un occhio sul bollettino mensile della Bce prima che sia troppo tardi