lunedì 5 luglio 2010

Tutti contro Azzollini, re degli emendamenti gaffe

La vicenda è finita in tempo reale anche su Wikipedia. Nelle ultime righe della sua biografia si legge: «Nel 2010 ha depositato in commissione Bilancio al Senato un emendamento che prevede la riduzione delle tredicesime per le forze di polizia, i vigili del fuoco, i magistrati, i professori e i diplomatici». Un’informazione aggiunta in fretta, venerdì sera, ancor prima che il povero Antonio Azzollini fosse letteralmente sommerso dai rimbrotti e dalle critiche di opposizione, sindacati, categorie e di tutto lo stato maggiore del PdL, compreso Silvio Berlusconi: «Non ci sarà alcuna norma sulle tredicesime». Per il presidente della commissione Bilancio è il secondo scivolone in poche ore, o meglio il secondo “refuso”, come ormai tutti lo definiscono dopo la frettolosa correzione dell’emendamento sulle pensioni. Ma lui, in fondo, non si scompone più di tanto. «Era un’opzione», ha spiegato serafico, «se non ci sarà, non ci sarà». Del resto, Azzollini non è tipo da lasciarsi scoraggiare. Ne ha viste troppe nella sua Molfetta per farsi turbare da qualche polemica. Quando nel 1992, dopo aver militato nel Pdup, nei Verdi e, infine, nel Pci-Pds, salì sul carro della giunta di “unità” guidata dall’ex Dc Annalisa Altomare, il partito lo cacciò su due piedi. Lui si giustificò con l’emergenza della situazione: il precedente sindaco era stato tragicamente ucciso a fucilate per aver negato l’autorizzazione ad un concerto di Nino D’Angelo. Da allora, quella di Azzollini è una carriera in continua ascesa. Si mette in mostra negli ambienti cattolici della città, finché, nel 1994, non si schiera con il Cavaliere. La sfida elettorale con Giuseppe Ayala finisce male, ma Azzollini approda comunque al Senato con i “resti” della quota proporzionale. Le cronache narrano che a chi gli contesta il passato da comunista, risponde: «... non potevo rimanere ucciso ideologicamente sotto le macerie del muro». Dal ’96 siede a Palazzo Madama,  ma da diversi anni si divide tra il Senato e Molfetta, dove è sindaco. Qualcuno lo critica per non aver lasciato la guida di una città con più di 60mila abitanti. Ma lui sostiene di riuscire a fare tranquillamente il senatore, il sindaco e pure il presidente della Bilancio. Gli scivoloni e le stranezze sono il suo “pane”. Cui Azzollini ama aggiungere la crema di gianduia, al punto che nella campagna elettorale del 2008 tra le promesse c’era quella di un Nutella party per i bambini. Rieletto sindaco, il Tar minaccia di sciogliere la giunta per la mancanza di donne nell’esecutivo. Un problema? Macché. Dopo un paio di ricorsi persi e un anno di attesa, la donna arriva. Bastava chiedere.
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