Era attesa e prevista la mazzata di Moody’s sul Portogallo, ma il caso ha voluto che la bocciatura dell'agenzia di rating sia arrivata proprio nel giorno in cui Lisbona ha incassato la promozione della Ue. Una dimostrazione, l'ennesima, del tempismo assai curioso con cui si muovono i giudici dei debiti sovrani. Il declassamento, che segue quello già effettuati da Fitch e Standard and Poor's, ha portato il merito di credito del Portogallo ad A1 da Aa1. In altre parole, due gradini più in basso. La decisione è stata motivata dal deterioramento fiscale e dalla debolezza della crescita.
Praticamente i settori su cui intervengono le misure di austerity e di risanamento varate dal governo e apprezzate ieri dall'Ecofin. Il consiglio europeo dei ministri dell'Economia ha accordato piena fiducia a Lisbona, che a maggio ha già varato una manovra bis, sostenendo che il governo ha rispettato le raccomandazioni di Bruxelles di riportare il deficit sotto il 3% entro il 2012 e di assicurare un taglio medio annuale del disavanzo dell'1,25% nel periodo 2010-2013. Non è un caso che proprio ieri il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, sia tornato all'attacco criticando duramente «l'oligopolio globale» delle tre agenzie di rating, che amplificano le oscillazioni dei cicli economici comportandosi in maniera pro-ciclica. Il numero uno dell'Eurotower ha anche invitato gli investitori a non sottostimare l'economia europea. Suggerimento che non è caduto nel vuoto, visto che ieri le Borse europee hanno corso per tutta la seduta.
Ad entusiasmare i mercati, oltre alle buone notizie arrivate dagli Usa sulle trimestrali, anche il colpo di reni della Grecia. Il governo di Atene ieri ha collocato titoli di stato a 26 settimane per 1,625 miliardi. L'asta, che ha determinato un rendimento del 4,65%, in lieve rialzo dal 4,55% pagato ad aprile, ha suscitato forte interesse fra gli investitori, tanto che la domanda è stata pari a 3,6 miliardi di euro, un ammontare quasi tre volte superiore a quello che l'esecutivo di Atene mirava a raccogliere (1,25 miliardi). Il successo della tornata di emissioni ha dato immediato impulso all'euro, che negli scambi serali ha premuto il piede sull'acceleratore con un rapporto di parità con il dollaro fissato a 1,27 contro gli 1,26 della chiusura ufficiale e gli 1,25 dell'ultima rilevazione di lunedì. E il contraccolpo si è fatto sentire anche in Borsa. Al termine delle contrattazioni l'indice generale, guidato dal settore bancario, ha registrato un rialzo del 2,61%, superando per la prima volta da mesi il livello simbolico dei 1550 punti, a 1567.
Le cose sono comunque andate bene anche nel resto d'Europa, dove gli acquisti hanno caratterizzato la giornata di tutte le principali piazze finanziarie. Alla fine ha mantenuto il segno positivo in chiusura, seppur di misura, anche Lisbona (+0,10%), mentre l'indice paneuropeo Estx 50 ha segnato un progresso dell'1,92%. A guidare, in generale, l'ottimismo degli operatori sono stati anche i segnali positivi giunti nel primo giorno della nuova stagione di trimestrali, aperta negli Usa dal colosso dell'alluminio Alcoa i cui utili alimentano la fiducia sulla ripresa economica. Nel Vecchio Continente sono state però soprattutto le stime di Bmw, che ha previsto una crescita delle vendite del 10% quest'anno segnando in Borsa un balzo dell'8,3%, a far scattare gli acquisti sull'intero comparto dell'auto (+4,85% l'indice di settore Dj Stoxx). Su queste previsioni, Daimler è balzata del 5,4%, Peugeot del 5,3% e Volkswagen del 5,2% e anche l'italiana Fiat ha guadagnato il 3,5%. Piazza Affari ha chiuso la seduta con l'indice Ftse Mib in rialzo dell'1,63% e l'Ftse All Share in progresso dell'1,57%. Ancora meglio hanno fatto Londra (+2,01%), Parigi (+1,96%), Francoforte (+1,87%) e Madrid (+2,00%).
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