giovedì 8 luglio 2010

Salvi i pm. Niente stop agli scatti

Buone notizie per i magistrati, pessime per le compagnie di assicurazioni. Nel rush finale in commissione Bilancio al Senato gli emendamenti del relatore Antonio Azzollini (in accordo col governo) rivoltano come un calzino la manovra correttiva da 25 miliardi. I saldi, come imposto da Giulio Tremonti, restano invariati, ma il puzzle dei tagli è stato completamente ridisegnato. Tra le novità principali c’è l’emendamento, approvato dal Comitato intermagistrature, che ha ammorbidito decisamente il peso della finanziaria per le toghe. Per i magistrati di qualsiasi ordine e grado non sarà più applicato il blocco degli stipendi. Via libera dunque ad avanzamenti di carriera, promozioni e scatti automatici, con i conseguenti incrementi di retribuzione. In cambio, l’emendamento prevede un taglio dell’indennità (una voce dello stipendio uguale per tutti che ammonta a 13.390 euro annui) del 15% nel 2011, del 25% nel 2012 e del 32% per il 2013. La norma riguarderà 10.410 toghe, di cui 320 magistrati ordinari in tirocinio, che percepiscono solo il 50% dell’indennità. L’intenzione era quella di salvare i giovani servitori dello Stato, il risultato sembra però accontentare di più gli anziani, il cui taglio dell’indennità fissa in proporzione allo stipendio non sarà così drammatico.
Rimanendo nel settore, ieri sono state stralciate le norme che prevedevano la decurtazione delle tredicesime per magistrati, poliziotti e militari. Per tutto il comparto sicurezza e forze armate, su cui resta confermato il blocco degli stipendi, i ministri Ignazio La Russa e Roberto Maroni sono riusciti a strappare lo stanziamento di un fondo da 160 milioni per i prossimi due anni.
Molto peggio è andata alle assicurazioni. Qualche giorno fa Tremonti detto di essere disponibile a valutare proposte di nuova tasse per le compagnie, visto che negli ultimi anni il caro-polizze ha raggiunto livelli ineguagliati in Europa. La proposta, evidentemente, è arrivata, visto che ieri si è materializzato in commissione Bilancio un emendamento Azzollini-governo in base al quale la «variazione delle riserve tecniche obbligatorie relative al ramo vita concorre a formare il reddito dell’esercizio in misura pari al 90%». Questo significa che l’imponibile aumenta e, di conseguenza, il gettito. Tradotto in cifre si tratta di una stangata di circa 234 milioni di euro l’anno, che colpirà le compagnie già con a novembre con il primo acconto sull’Ires del 2010.
Le somme ricavate andranno a coprire la marcia indietro fatta dal governo sul capitolo fisco e imprese. Come annunciato da Emma Marcegaglia martedì, il relatore ha reintrodotto la possibilità per le aziende di compensare i crediti nei confronti della pubblica amministrazione con i ruoli della riscossione. E sarà soppressa anche la norma contestata da Confindustria e dalle Pmi che limitava a 150 (poi alzati a 300) i giorni di sospensiva giudiziale degli accertamenti. Ora, in caso di contenzioso col fisco le aziende pagheranno solo con la sentenza di primo grado.
Sempre rivolto alle imprese è l’emendamento che autorizza il governo a adottare uno o più regolamenti attuativi per l’autocertificazione di tutte le autorizzazione necessarie all’avvio di una attività, da emanare entro 12 mesi dall’entrata in vigore della manovra. Si tratta in sostanza di anticipare per via ordinaria il progetto di riforma costituzionale prevista dal governo sulla libertà d’impresa.
Via libera anche alle modifiche sui certificati verdi. È stato reintrodotto l’obbligo del Gse di riacquistare i certificati in eccesso, ma l’importo complessivo degli incentivi alle fonti rinnovabili dovrà essere ridotto del 30%. Dalla progressiva riduzione dei fondi per il Cip6 andranno poi risorse all’università e alla ricerca.
Tra le altre modifiche, la norma che introduce la figura dell’Ausiliario, che potrà sostituire il magistrato nelle cause civili per velocizzare i processi e l’aumento del 50% del contributo unificato per le impugnazioni davanti al tribunale e alla corte di appello. Mentre viene fissato in 500 euro il contributo per i ricorsi in Cassazione.

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