sabato 31 luglio 2010

Per Enel 400 milioni di utili al mese

Enel cavalca la ripresa e alza i target per il 2010. Fulvio Conti parla di «piani di efficienza» e «ottimizzazione degli investimenti». Ma la realtà è che l’ad del gruppo ha fiutato i segnali di risveglio dell’economia, che passano in primo luogo per la ripresa dei consumi energetici. Dopo mesi di stagnazione, il sistema produttivo ha iniziato di nuovo a far girare i contatori. E l’Enel è, ovviamente, in prima fila.
Di qui la fiducia di Conti, che chiude i sei mesi prevedendo «per l’intero 2010 un margine operativo lordo superiore a quello già annunciato al mercato». Non solo sopra i 16 miliardi, ma probabilmente, ha aggiunto, «più vicino ai 17». Di conseguenza, pure l’utile netto ordinario dovrebbe attestarsi a fine anno sopra la soglia dei 4 miliardi fissata nel piano strategico.
Anche con i venti di crisi, del resto, l’Enel non si è fermata. Il gruppo ha archiviato il semestre con ricavi in crescita del 22,3% a 34,8 miliardi, rispetto ai 28,4 del 2009. mentre l’ebitda (il margine operativo lordo) è a quota 8,8 miliardi, in progressione dell’11,8% sullo stesso periodo dell’anno passato. Bene anche il risultato operativo, cresciuto del 9% a 6,08 miliardi.
L’esercizio anticipato dell’opzione di vendita concessa alla spagnola Acciona sul 25% di Endesa e le conseguenti plusvalenze per il gruppo guidato da Conti hanno fatto scivolare l’utile del 31,2%, ma al netto delle partite straordinarie i profitti sono saliti del 10,8% a 2,42 miliardi.
A sgambettare l’Enel sul fronte del debito è stata invece la flessione dell’euro provocata dalla sfiducia dei mercati sulla capacità del Vecchio Continente di resistere ai colpi della crisi. Le impennate del biglietto verde scatenate dal terremoto greco hanno pesato sulle obbligazioni in dollari del gruppo facendo schizzare l’indebitamento a 53,89 miliardi nei sei mesi. «Al netto degli effetti di cambio», ha spiegato Conti, «la cifra sarebbe di 51,5 miliardi». Le oscillazioni valutarie, non solo della moneta statunitense, sono ampiamente compensate e coperte da contratti derivati. Ma l’ad punta più che altro al massiccio programma di dismissioni che potrebbe portare nelle casse del gruppo fino a 6 miliardi. Di questi, 1,5 sono già arrivati attraverso la cessione della rete elettrica ad alta tensione di Endesa, il cui contratto è chiuso e firmato.
Dalla vendita di altri asset in Spagna, Grecia e Bulgaria dovrebbe uscire fuori un ulteriore miliardo. Il grosso, però, è atteso dal collocamento di Enel Green Power previsto per la prima settimana di ottobre. Sulla cessione della quota di minoranza della controllata attiva nelle rinnovabili (che ha chiuso il semestre con una crescita del 10,5% dei ricavi, a 1,039 miliardi, e del 13,4% degli utili, a 253 milioni) rimangono ancora aperte sia la strada della vendita diretta sia quella, preferita, della quotazione.
In ogni caso, dall’operazione dovrebbe arrivare una cifra che oscilla tra i 3 e i 4 miliardi. Anche perché l’amministratore delegato ha assicurato che il gruppo non è sotto pressioni da un punto di vista finanziario e quindi non farà sconti sul prezzo.
Fatti tutti i conti, il target previsto dal piano sembra a portata di mano. «Sono molto fiducioso», ha detto Conti, «di poter centrare l’obiettivo fissato per la fine del 2010 di un debito di 45 miliardi di euro, al netto delle variazioni dei tassi di cambio». Alla riduzione dell’indebitamento andrà pure l’eccesso del flusso di cassa, che il manager prevede possa arrivare, nei 12 mesi, a 500 milioni.
Le buone prospettive sui conti di fine anno dovrebbero garantire una cedola robusta. L’ad ha infatti confermato la politica dei dividendi, che prevede la distribuzione del 60% dell’utile ordinario. L’importo preciso sarà individuato solo alla chiusura dell’esercizio, ma il cda si riunirà il prossimo 29 settembre per deliberare l’entità dell’acconto che sarà pagato a partire dal 25 novembre. 

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