mercoledì 7 luglio 2010

Troppi cellulari sul web. La rete rischia il collasso

La rete mobile è vicina al collasso mentre quella in fibra ottica non riesce neppure a partire. L’unica buona notizia arrivata ieri dalla relazione annuale di Corrado Calabrò è che in 15 anni le tariffe sono scese del 31%. Con una dinamica che ci vede ai primi posti in Europa. In testa alle classifiche siamo anche, inutile dirlo, per il possesso di telefonini. In particolare per i nuovi smartphone, con cui è possibile navigare e scaricare dati dalla rete. Gli utenti in Italia hanno addirittura raggiunto i 15 milioni (+11% sul 2009), contro gli 11,1 del Regno Unito, i 9,9 della Spagna, gli 8,4 della Germania e i 7,1 della Francia. Risultato: la rete rischia di non farcela a gestire il volume di dati che ogni giorno partono e arrivano dai telefonini.
Ed ecco il paradosso, mentre l’Italia è il secondo Paese europeo per diffusione della banda larga mobile, quella fissa non vuole saperne di decollare. Secondo i dati diffusi ieri dal presidente dell’authority per le tlc siamo ben «sotto la media Ue». Per la precisione al diciassettesimo posto, con il 20,6% della popolazione  raggiunta da collegamenti veloci al web rispetto al 24,8% del Vecchio continente. Non va affatto meglio per il numero di famiglie connesse a internet: qui l’Italia scende addirittura al ventiduesimo posto in Europa, con un 53% rispetto ad una media del 65 per cento.
Le uniche eccellenze citate dal presidente riguardano la Lombardia e la Provincia di Trento, dove la società Open Gate Italia sta realizzando insieme a Trentino Network una rete in fibra ottica di 750 chilometri. Ma i valori nazionali sono bassissimi anche per quello che riguarda «la diffusione degli acquisti online e il contributo dell’Ict al pil». In altre parole, il nostro Paese è il fanalino di coda nel commercio e nei servizi elettronici. La quota di esportazioni legate all’Ict è pari al 2,2%. Un valore «che relega l’Italia al penultimo posto in Europa».
Il problema è antico, ma la soluzione non sembra essere neanche all’orizzonte. Anzi, la guerra che negli ultimi mesi si è scatenata tra l’ex monopolista Telecom e gli operatori alternativi sulla rete di nuova generazione (Ngn) potrebbe addirittura allontanare ulteriormente l’obiettivo. È questo il principale allarme lanciato da Calabrò, che ha invitato le società non solo a passare dai progetti ai fatti, «serve concretezza», ma soprattutto ad evitare inutili «duplicazioni». Allo stato attuale, ha infatti denunciato il presidente dell’authority, «c’è una parziale sovrapposizione delle aree geografiche d’intervento, senza coordinamento delle opere di posa». Tutt’altra dovrebbe essere la strada per non perdere di vista il traguardo europeo del 50% della popolazione raggiunta dalla banda larga entro il 2020. Bisogna puntare a un «progetto Italia» che «eviti costose duplicazioni delle infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno». Per il cambio di passo, ha proseguito Calabrò, serve un’agenda digitale «su misura». Un piano in cui ognuno dovrà rimboccarsi le maniche. L’Autorità farà la sua parte con le regole per l’accesso, ma è necessario anche un «organico disegno legislativo che componga ed essenzializzi molteplici misure». Insomma, come ha spiegato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, manca un «progetto Paese».
Gli operatori alternativi (Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali) hanno risposto subito all’appello. «Siamo pronti a partire non appena governo e Agcom ci metteranno in condizione di farlo», ha detto l’ad di Wind, Luigi Gubitosi. Anche per l’ad di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo, occorrono regole certe. Ma il concetto importante, secondo il manager, è quello richiamato con forza da Calabro di “fiber nation”: «È fondamentale unire le forze». Nessun problema, a quanto pare, per Franco Bernabé: «Siamo assolutamente disponibili ad una sinergia sulle infrastrutture». Anche se, replica l’ad di Telecom, «il nostro piano è coerente con l’agenda europa».
La bontà delle intenzioni si verificherà molto presto. Il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha convocato un nuovo tavolo sulla rete Ngn con tutti gli operatori per il 19 luglio. Quella potrebbe essere l’occasione per trasformare le parole in fatti.

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