giovedì 29 luglio 2010

L’Eni continua a correre. Anche la Cdp festeggia

La barca continua a procedere spedita, malgrado il mare in burrasca. Con grande soddisfazione della Cassa depositi e prestiti, che si appresta a diventare il principale azionista dell’Eni dopo il riassetto delle partecipazioni del Tesoro. Paolo Scaroni lo aveva annunciato e promesso chiudendo il primo trimestre dell’anno. «In un 2010 ancora incerto», aveva detto lo scorso aprile, «Eni continuerà a generare risultati al top del settore». Parole più che confermate dalla semestrale diffusa ieri, con l’utile operativo balzato del 47,9% a 4,05 miliardi (+29,5% a 3,45 miliardi quello adjusted) e quello operativo adjusted cresciuto del 34,2% a 8,46 miliardi. Bene anche la produzione di greggio, salita nel secondo trimestre dell’1% a 1,57 milioni di barili al giorno.
Numeri che diventano addirittura migliori considerando solo il secondo trimestre dell’anno. Periodo in cui l’utile operativo adjusted è salito del 61,9% a 4,13 miliardi e quello netto è più che raddoppiato, attestandosi a 1,82 miliardi (+119,2%). Il cash flow è a quota 4,59 miliardi di euro nel trimestre e 9,14 miliardi nel semestre.
Risultati, si legge in una nota, «sostenuti dalla crescita organica registrata in particolare in Nigeria e Congo». Per il 2010, «in uno scenario energetico ancora caratterizzato da elevata volatilità, Eni prevede una leggera ripresa dei consumi mondiali di petrolio ed un prezzo medio del marker Brent di 76 dollari al barile». Per quanto riguarda la domanda europea ed italiana di gas, dopo la rilevante flessione dei consumi industriali e termoelettrici registrata nel 2009, il management ha rivisto al rialzo lestime di crescita per il 2010.
Ma la notizia che più ha interessato gli azionisti ieri riguarda la politica dei dividendi. Scaroni ha annunciato che non si prevedono cambiamenti rispetto all’anno passato. Di qui la decisione di distribuire un acconto di 0,50 euro a settembre per arrivare poi ad un euro con la chiusura dell’esercizio, esattamente come nel 2009. Una cedola che si preannuncia particolarmente succulenta per la Cdp se il passaggio delle quote dal Tesoro dovesse concretizzarsi entro l’anno. Nel 2009, infatti, la Cassa controllata al 70% dall’Economia e al 30% dalle Fondazioni bancarie ha incassato circa 400 milioni grazie al suo 9,9% di capitale detenuto nel Cane a sei zampe. Se, come previsto dalla delibera di fine giugno, la Cassa riceverà azioni Eni in cambio delle quote in Enel, Poste ed Stm, la partecipazione potrebbe crescere di più del doppio e così il dividendo.
Ma le antenne dei vertici di Cdp, Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini, si sono drizzate anche di fronte all’annuncio di Scaroni sul piano di dismissioni. L’ad ha spiegato che per migliorare la leva finanziaria il gruppo ha in cantiere cessioni per 3 miliardi entro il 2010. Circa 700 milioni potrebbero riguardare la vendita del gasdotto Tag, che in seguito alle pressioni di Bruxelles l’Eni dovrebbe cedere proprio alla Cdp. Le parole del manager sembrano lasciare intendere che il nodo del prezzo, che finora ha bloccato l’operazione, possa finalmente essersi sciolto.
Per quanto riguarda eventuali acquisizioni da Bp, che ha annunciato cessioni per 30 miliardi di dollari, il direttore Claudio Descalzi ha spiegato che il gruppo è interessato solo ad asset detenuti in comune, situati in Egitto e Indonesia. Sempre ieri, infine, Eni ha annunciato l’avvio della produzione del giacimento Arcadia in Egitto, scoperto solo 45 giorni fa.

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