Un nuovo gioiello della scuderia AgustaWestland, ordini in crescita e grosse opportunità di business nei Paesi emergenti. Pierfrancesco Guarguaglini risponde così ai colpi della crisi e ai veleni delle inchieste giudiziarie. Nessun passo indietro, né sul fronte industriale né su quello personale. «Se l’azionista non ha fiducia in me meglio andare via, per ora ho la fiducia dell’azionista e resto dove sto», dice l’ad di Finmeccanica dal Salone dell’aerospazio di Farnborough (Londra). Il manager aveva promesso di non parlare del caso Digint, ma alla fine, pressato dai giornalisti, ha speso qualche parole per spiegare che la società finita nel mirino della procura di Roma per i collegamenti con la cricca di Mokbel sviluppa un software per la sicurezza dei sistemi informatici di altissimo livello che tutte le società del gruppo stanno adottando e che anche la statunitense Drs sta valutando. Di sicuro, ha però ammesso riferendosi alla Financial Lincoln che detiene il 51% di Digint, «col senno di poi sarebbe stato meglio non creare la società lussemburghese» che ha permesso a Mokbel e ai suoi di mettere un piede dentro l’operazione. In ogni caso, ha concluso, «noi siamo testimoni e non imputati».
Ma la kermesse londinese è stata dedicata principalmente ai risultati ottenuti dal gruppo. Cifre che spingono Guarguaglini all’ottimismo. «Bisogna essere cauti, ma penso che alla fine del 2010 i conti saranno in linea con quanto fatto finora». Certo, la crisi si è fatta sentire. Soprattutto sui budget destinati dai governi europei alla difesa. Ma i tagli che preoccupano tutta l’industria del Vecchio continente, ha spiegato l’ad, «avranno un impatto relativo su Finmeccanica».
L’asso nella manica di Guarguaglini si chiama internazionalizzazione. Una strategia che nel 2009 ha portato il gruppo a produrre solo il 22% del fatturato in Italia. La percentuale dovrebbe scendere al 19% nel 2011, a tutto vantaggio dell’estero, dove escludendo Gran Bretagna (8%) e Usa (22%), si dovrebbe concentrare il 51% dei ricavi. Nel mirino dell’azienda ci sono principalmente i Paesi emergenti, che stanno «investendo molto sulle infrastrutture e sulla sicurezza». In particolare Turchia, India e Brasile, dove i budget della difesa di qui al 2012 cresceranno rispettivamente del 13, 19 e 20 per cento. Contesti in cui sono determinanti gli accordi bilaterali tra i governi. Da questo punto di vista, ha detto Guarguaglini, «il supporto di Palazzo Chigi non è mai mancato». Ed è anche grazie all’intervento dell’esecutivo che dovrebbe andare in porto la mega commessa per i sistemi di sicurezza del canale di Panama.
Il manager ha detto di aspettarsi «buone notizie a metà agosto». È su questi fattori che l’ad di Finmeccanica punta per portare il monte ordini nel 2011 oltre i 22 miliardi con cui si dovrebbe chiudere l’esercizio in corso (rispetto ai 21 del 2009). A trainare i ricavi c’è anche il mercato inglese, dove la collaborazione tra il governo e la controllata AgustaWestland sta diventando sempre più stretta. Molte attese sono concentrate sul nuovo elicottero presentato ieri al Salone di Londra, l’AW 169, un bimotore medio multiruolo da 4,5 tonnellate e 10 passeggeri. L’ad di Agusta, Giuseppe Orsi, prevede di vendere mille macchine in 20 anni, ma il primo target è il mercato parapubblico britannico, sul quale l’azienda vuole sfidare la leadership della franco-tedesca Eurocopter. Non è un caso che il modello sia stato presentato con la “divisa” giallo-nera della polizia inglese. A rafforzare l’ottimismo di Guarguaglini, infine, ieri è arrivato il maxi ordine dalla compagnia indonesiana Kartika per 30 nuovi Superjet 100 per un valore di 951 milioni di dollari. Il velivolo regionale di ultima generazione è realizzato dalla Scac, Sukhoi Civil Aircraft, nella quale Alenia Aeronautica, azienda di Finmeccanica, detiene il 25% delle azioni.
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