Ai possessori di un mutuo variabile la notizia non piacerà. Ma il segnale potrebbe invece essere positivo per l’andamento complessivo dell’economia. I tassi interbancari infatti continuano a crescere, confermando una tendenza in corso da alcuni giorni. Ieri l’euribor a tre mesi, base di riferimento per gran parte dei mutui a tasso variabile, è tornato sopra quota 0,80% assestandosi allo 0,802% da 0,797% di martedì. È un livello che non si raggiungeva da circa dieci mesi, ovvero dallo scorso settembre. In rialzo anche il contratto a 1 mese, salito a 0,523% da 0,518% e quello a sei mesi, assestatosi a 1,0650% da 1,0610%.
Secondo molti osservatori il trend al rialzo è strettamente collegato alla scadenza della scorsa settimana, quando le banche hanno dovuto restituire i 442 miliardi che avevano preso a prestito dalla Banca centrale europea un anno fa al tasso fisso dell’1%. A fronte della decisione dell’Eurotower di non riproporre un’asta a 12 mesi, le banche sono evidentemente tornate a rifornirsi di liquidità sul mercato interbancario. Di qui il rialzo dei tassi. In altre parole, il mercato della liquidità torna a non essere più completamente dipendente dalle emissioni della Banca centrale. Il che significa che la ripresa sta muovendo i suoi primi passi.
Il costo a cui le banche si prestano il denaro resta comunque su valori molto bassi rispetto alla media storica. E, soprattutto, molto lontani da quelli toccati all’inizio della crisi nel 2008. tanto per avere un’idea basti pensare che l’euribor nell’ottobre del 2008 aveva raggiunto la spaventosa soglia del 5,11%. Una percentuale che non si vedeva dal dicembre del 2000.
Per le famiglie che tutti i mesi devono fare i conti la rata del mutuo, insomma, non dovrebbe esserci troppo da allarmarsi. Il movimento dell’euribor sembra per ora molto lento e, soprattutto, finalizzato a riavvicinarsi al tasso ufficiale della Bce che è all’1%.
Del resto, stando all’ultimo rapporto mensile dell’Abi, il tasso medio sui prestiti in euro alle famiglie per l’acquisto di abitazioni ha raggiunto a maggio il minimo storico del 2,58%.
Il calcolo effettuato dall’associazione bancaria sintetizza l’andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo. Non si tratta dunque di un andamento solo legato al livello dell’euribor. Il risultato è comunque tranquillizante. A maggio ci sono infatti 2 punti base in meno rispetto al mese precedente e addirittura 117 punti base in meno rispetto a maggio 2009.
Malgrado i tassi ai minimi i mutui hanno subito pesantemente l’impatto della crisi. I prestiti per l’acquisto delle abitazioni in Italia sono ammontati nel 2009 a 32.992 milioni di euro contro i 41.732 milioni del 2008.
Anche l’Istat qualche tempo fa ha certificato la frenata dei prestiti registrando nel 2009 758.679 stipule complessive, con un calo del 2,7% rispetto all’anno precedente.
Qualcosa, però, sta cambiando. Nei primi quattro mesi del 2010, secondo i dati dell’Abi, i mutui sottoscritti dalle famiglie italiane hanno raggiunto i 12.261 milioni, in aumento rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, quando ammontavano a 10.791 milioni.
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