sabato 13 novembre 2010

L'aria di crisi ci costa 250 milioni di euro al mese

Comunque la si pensi su Fini, Bossi e Berlusconi, una cosa è certa: la maggioranza di governo per litigare non poteva scegliere momento peggiore. Durante l’estate le fibrillazioni provocate dal duello tra il presidente della Camera e quello del Consiglio non avevano turbato più di tanto i mercati internazionali.
Ma l’accelerazione degli ultimi giorni sulle prospettive di crisi ha riacceso i riflettori sul nostro Paese. E ieri è bastato un refolo di vento (i timori sulla tenuta dell’Irlanda smentiti da tutte le istituzioni europee) per far ballare i rendimenti dei nostri titoli di Stato addirittura ai massimi da quando è stata introdotta la moneta unica, ovvero dal 1997.

Dopo avere nei giorni scorsi toccato la quota già allarmante dei 170 punti base, ieri mattina lo spread (la differenza tra i due rendimenti) tra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco ha veleggiato fino a 191 punti base, riassestandosi poi nel pomeriggio sui 180.
Per avere un’idea di ciò che significa basti pensare che nei periodi di massima crisi per il default della Grecia, lo scorso giugno, il differenziale tra i due titoli è arrivato a toccare al massimo i 178 punti. Può sembrare un meccanismo finanziario di scarso interesse. In realtà su quei punti, che non sono altro che gli interessi aggiuntivi che il Tesoro deve offrire sui propri titoli per renderli appetibili come quelli tedeschi, si gioca la tenuta del nostro debito pubblico, che ieri ha raggiunto l’ennesimo record a quota 1.844 e  ci costa già un occhio della testa.

Nel 2010, secondo le stime contenute nella Decisione di finanza pubblica, l’Italia pagherà solo di interessi sul debito 72 miliardi, che diventeranno 75 nel 2011 e 80 nel 2012. Ebbene, l’impennata dei rendimenti non farà altro che aumentare ancora di più quella cifra.
Per essere chiari, ieri il Tesoro per collocare 7,89 miliardi di titoli a cinque, quindici e trent’anni ha dovuto irrobustire con decisione i rendimenti offerti ai sottoscrittori. Il Btp a cinque anni è schizzato a quota 3,24%, con un rialzo di 71 punti base (lo 0,71%) rispetto all’asta precedente. Lo stesso era accaduto un paio di giorni fa con i 5,5 miliardi di euro di Bot emessi dal Tesoro, collocati con un aumento degli interessi di 33 punti base.

Ora, se dovessimo estendere il rischio a tutte le emissioni la situazione sarebbe catastrofica visto che nell’intero 2010 il pacchetto di emissioni è stimato in 255 miliardi, mentre per il 2011 se ne prevedono 229. Bastano però pochi mesi per alleggerire le tasche già vuote di Giulio tremonti. Lunedì prossimo, ad esempio, già si riparte con 5,5 miliardi di Bot a 12 mesi messi all’asta. Complessivamente tra novembre e dicembre (difficile che la situazione possa precipitare prima vista la necessità di approvare la Finanziaria) sono in scadenza quasi 70 miliardi di obbligazioni pubbliche. Se consideriamo un rialzo, abbastanza verosimile, dei rendimenti tra lo 0,7 e lo 0,8% lo Stato (cioè noi) si troverebbe a dover sborsare in più qualcosa come 500 milioni di euro, 250 milioni al mese.

© Libero