sabato 6 novembre 2010

Il Tar contro la Prestigiacomo. Chiuso da un anno l’ente che vigila sui rifiuti

L’Osservatorio nazionale sui rifiuti torna in campo. La notizia può sembrare bizzarra, visto che l’organismo interministeriale non è mai stato sciolto. Tuttora, nella sezione “comitati e commissioni” del sito del ministero dell’Ambiente, si può leggere che l’Onr “vigila sulla gestione dei rifiuti, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio;  provvede all’elaborazione e all’aggiornamento permanente di criteri e specifici obiettivi d’azione, nonché di un quadro di riferimento sulla prevenzione e gestione dei rifiuti; verifica i costi di recupero e smaltimento; verifica i livelli di qualità dei servizi erogati; predispone un rapporto annuale sulla gestione dei rifiuti, ecc. ecc.”. Compiti mica da ridere, soprattutto mentre Napoli è sommersa dalla “monnezza” e l’Europa è pronta ad aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia proprio sui rifiuti.

Ebbene, cos’ha fatto negli ultimi mesi l’Osservatorio? Nulla. Più di un anno fa, per la precisione da ottobre 2009, il decreto di riorganizzazione del ministero dell’Ambiente ha stabilito l’immediata decadenza dei suoi membri per esigenze di riduzione della spesa pubblica e di riassetto dell’organismo stesso. Il problema è che i sostituti non sono mai arrivati. E l’Onr è praticamente chiuso da 13 mesi. Difficile dire quanto sarebbe andata avanti la situazione. Sta di fatto che il 18 ottobre scorso, con una clamorosa sentenza resa nota solo in questi giorni, il Tar del Lazio ha deciso di annullare il provvedimento del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e di reintegrare “senza indugio” i funzionari dell’Onr. Diversi i motivi che hanno spinto i giudici a censurare il governo. In primo luogo, l’Osservatorio è finanziato dai soggetti (privati) vigilati e quindi non può rientrare in alcun progetto di riduzione della spesa pubblica. In secondo luogo, l’organismo non ha subito alcun riassetto tale da giustificare la decadenza automatica dei suoi membri. Ma il punto più grave è quello che, ipotizzando con un po’ di generosità la buona fede del ministero, si può definire un pasticcio burocratico. In sintesi, il testo del provvedimento sottoposto all’esame del Parlamento e del Consiglio di Stato non coincide con quello pubblicato in Gazzetta. La parte mancante, inutile dirlo, è proprio quella relativa all’azzeramento dell’Onr.

La notizia della decisione del Tar è stata rivelata ieri dallo stesso vicepresidente dell’Onr, Fabrizio Clementi, durante un convegno alla Fiera Ecomondo di Rimini organizzato dal Consorzio Carpi per illustrare un progetto innovativo (Plastic Eco Village) di tracciabilità e certificazione della filiera italiana della plastica. Clementi si è limitato ad annunciare una conferenza stampa per lunedì prossimo in cui si spiegheranno tutti i particolari della vicenda. Ma sono in molti a ritenere che il “congelamento” dell’Onr sia legato in qualche modo proprio al Consorzio Carpi. Il gruppo di imprenditori trevigiani, in collaborazione con la società Aliplast, gestisce, infatti, da circa un anno un sistema autonomo di raccolta e riciclo di rifiuti plastici (il Pari). Un’attività che sta dando ottimi risultati sia per le imprese aderenti sia per i consumatori sia per l’ambiente, ma che poco piace ai consorzi nazionali obbligatori aderenti al Conai, che controllano di fatto un sistema monopolistico, imponendo ai produttori di materiali da imballaggio onerosi balzelli che vengono poi scaricati sull’utente finale. Cosa c’entra l’Onr? E’ stato proprio l’Osservatorio, applicando le direttive comunitarie e le leggi italiane e rispondendo ai numerosi allarmi dell’Antitrust sui rischi per il settore dovuti alla mancanza di concorrenza e alla natura monopolistica dei consorzi nazionali, a riconoscere e autorizzare il sistema autonomo Pari. Da allora l’organismo non ha avuto vita facile. Ai ricorsi al Tar (ancora pendenti) presentati dai consorzi Conai e Corepla si è affiancata un’attività lobbistica che alla fine, dopo vari tentativi, ha azzoppato l’Onr.

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