mercoledì 24 novembre 2010

Il sindaco in campo sugli esuberi di Acea. Deciderà il Campidoglio

Alla fine, com’era prevedibile, è sceso in campo Gianni Alemanno. Difficile dire come abbia preso l’intervento il principale socio privato Francesco Gaetano Caltagirone, che da tempo chiede più efficienza e meno legami con la politica. Sta di fatto che il sindaco di Roma ha deciso di prendere in mano la patata bollente del contenzioso tra azienda e sindacati in Acea. Le rassicurazioni della società sull’entità e le dinamiche di alcuni tagli al personale inevitabili per proseguire un cammino di riduzione dei costi che negli ultimi mesi ha già portato buoni risultati (i bilanci sono anche tornati in utile nei primi 9 mesi del 2010) non sono servite a raffreddare le tensioni dei lavoratori, che da alcune settimane sono in stato di agitazione sostenendo che nel nuovo piano industriale si prevedono circa 700 esuberi rispetto ad un organico di 5.400 unità. Ieri il sindaco, che ha convocato le sigle sindacali e i vertici di Acea, ha fatto capire che qualsiasi mossa dovrà essere concordata con il Campidoglio. Dopo aver annunciato l’apertura di un tavolo di confronto per discutere i nodi che si sono accumulati sul piano industriale per ricreare «condizioni di pace sindacale» Alemanno ha infatti detto senza mezzi termini che si riserva «di intervenire successivamente qualora questo tavolo non desse i risultati attesi». Quanto alla privatizzazione, ha rassicurato Alemanno, la vendita del 20% della società non è all’ordine del giorno.

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