venerdì 18 dicembre 2009

Nessun “miracolo Obama”, la Cina boccia il summit

Il bluff di Obama, il no della Cina. Prosegue all’insegna del fallimento il vertice sul clima di Copenaghen. Ieri è arrivato il prevedibile stop di Pechino. Un funzionario della Repubblica popolare ha detto a chiare lettere di non vedere la possibilità di poter raggiungere un accordo per la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio. La Cina punta invece a «una breve dichiarazione politica di qualche tipo». Non è chiaro il contenuto. Qualcosa sembra invece muoversi dagli Stati Uniti, che avrebbero messo sul piatto la disponibilità a contribuire (non si sa con che quota) a un fondo dei Paesi più sviluppati da 100 miliardi di dollari all’anno fino a 2020 per aiutare le nazioni in via di sviluppo. Il segretario di Stato, Hillary Clinton, ha però spiegato che il contributo si realizzerebbe solo nel caso «di un forte accordo» tra tutte le più importanti economie per mitigare gli effetti dei «gas serra». La realtà, ha spiegato il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, è che dagli Usa non potranno arrivare impegni concreti. Non finché «il Senato Usa non discuterà la legge che stabilisce un tetto alle emissioni di anidride carbonica entro il 2020 che le ridurrebbe del 17% rispetto al 2005». In mancanza del voto, «il presidente non ha alcuna legittimità per dire qui a Copenaghen che gli Stati uniti si impegnano a raggiungere quell’obiettivo, che pure se minimo sarebbe un primo passo». È la stessa situazione che abbiamo avuto nel ’97 quando Al Gore portò a Kyoto l’adesione degli Usa al protocollo, ma poi il Senato votò all’unanimità contro la ratifica perché la considerava lesiva dell’indipendenza degli Stati Uniti».
Sta di fatto che anche il primo ministro danese, Lars Lokke Rasmussen, subentrato al ministro dell’Ambiente, ha rinunciato a presentare una bozza di accordo. I negoziati proseguiranno dunque solo su due documenti: il Kyoto track e il Long term commitment actions. Il primo, che non riguarda gli Usa, si propone di prolungare il Protocollo di Kyoto con tutti gli impegni di riduzione dei livelli di emissioni di CO2; il secondo include le iniziative per l’adattamento e il mitigamento climatico, la lotta alla deforestazione, gli interventi per l’agricoltura e la questione chiave dei finanziamenti, sia immediati che a medio lungo termine per i Paesi più poveri.

libero-news.it