giovedì 10 dicembre 2009

Il Pd grida al golpe. Poi fa retromarcia: «Finanziaria ok»

Dopo aver martellato per tutto il giorno sulla questione del Tfr, sulla cosiddetta “blindatura” del testo in Commissione Bilancio - che altro non è stata che una bocciatura serrata, ma assolutamente legittima, di tutti gli emendamenti - definita dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani «un cazzotto in faccia alla discussione» l’opposizione in serata ha tentato la mediazione per scongiurare il ricorso alla fiducia in aula. La trattativa si gioca sul numero degli emendamenti. Alla scadenza dei termini, alle 18 di ieri, i gruppi parlamentari hanno ripresentato la solita pioggia di emendamenti già visti in commissione. La promessa è quella di ritirarli in gran parte, fino a lasciarne complessivamente poco più di una novantina. L’attesa a questo punto è per la replica del governo, che dovrebbe arrivare fra stasera e domani, quando si concluderà la discussione generale congiunta sui ddl di Bilancio e Finanziaria. Ma per il verdetto definitivo sulla fiducia potrebbe anche arrivare martedì prossimo, quando l’esame della manovra entrerà nel vivo.
Di sicuro, al di là della proposta, l’atmosfera di ieri non era propriamente conciliante. Il fuoco di sbarramento è iniziato in mattinata con la polemica sul Tfr, rilanciata dalla pagine di Repubblica e dalle dichiarazioni infuocate dei sindacati.
La discussione
Poi, partita la discussione in aula alle 16, è iniziato lo scontro sul mancato dialogo in commissione. Il Pd si è rivolto direttamente a Gianfranco Fini. «Siamo in una condizione deprimente per il Parlamento», ha spiegato Bersani, «e ci aspettiamo che il presidente della Camera, oltre a spendere i propri buoni uffici, faccia valere sostanzialmente il ruolo del Parlamento». La tesi del segretario è che l’atteggiamento tenuto in commissione dal governo sarebbe stato una una sorta di fiducia sul maxi-emendamento del relatore.
Il ministro
A rispondere, in aula, c’era proprio Giulio Tremonti, il presunto responsabile della blindatura. Sui lavori della commissione, ha spiegato il ministro, «va riconosciuto il fatto che non c’è stato ostruzionismo, ma una discussione anche intensa e prolungata». E questo, ha tagliato corto, «credo che esaurisca il discorso sul metodo, su quanto è stato fatto in commissione, e quanto ora deve o può essere fatto in aula. Siamo qui non per discutere sul metodo ma per avviare la discussione in aula».
Identica la versione del presidente della Commissione Bilancio, Giancarlo Giorgetti, il quale ha ribadito che «le regole sono state rispettate» e ha precisato che «una cosa è chiedere che i propri emendamenti siano esaminati, altra è pretendere che siano approvati».
Accuse e cazzotti a parte, è lo stesso Bersani ad ammettere che «formalmente è stato tutto regolare». Dialettica politica, insomma, ma nessuna scorretteza. Messa così, appare chiaro, che l’accorato appello al presidente della Camera non potrà che cadere nel vuoto. Di qui, probabilmente, il tentativo di conciliazione con l’offerta sugli emendamenti. Pd, Udc e Idv hanno proposto un patto tra gentiluomini al governo: ridurranno al massimo gli emendamenti se la maggioranza non metterà la fiducia. Si tratterebbe, è il ragionamento del centrosinistra, di un modo per «difendere il Parlamento». Chiediamo al governo, ha detto in aula il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, «di sottoscrivere un patto a difesa della centralità del Parlamento e a difesa anche della maggioranza che non può appiattirsi sul governo».
A smorzare i toni ci prova il relatore, Massimo Corsaro, sottolineando che «il mondo non finisce con questo provvedimento». In effetti, entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare il classico decreto milleproroghe per sciogliere i nodi ancora irrisolti. Tra i principali c’è la questione del “diritto soggettivo” per l’editoria in luogo del “tetto” ai contributi inserito in Finanziaria. Tema sul quale Tremonti ha rassicurato ieri per telefono il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Milleproroghe
Altro capitolo è quello degli incentivi, su cui il governo sta decidendo se utilizzare il milleproroghe o un altro decreto legge ad hoc da varare a metà gennaio. Nel provvedimento, ha comunque assicurato nei giorni scorsi il ministro Claudio Scajola, entreranno sicuramente gli aiuti all’auto e un sistema di bonus per gli elettrodomestici. Risorse arriveranno anche per gli incentivi destinati al Conto Energia per il fotovoltaico, in scadenza alla fine del 2010. A dare l'annuncio è stato Stefano Saglia, Sottosegretario allo Sviluppo Economico: «Siamo pronti a firmare il rinnovo degli incentivi. Speravo di farcela entro fine anno, ma al più tardi a metà gennaio sarà pronto il provvedimento».
Da trovare saranno anche i quattrini per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego. Ma «nel disegno di legge finanziaria per il 2010», ha assicurato il ministro Renato Brunetta, «è contenuto un preciso impegno del governo a individuare e a stanziare le ulteriori risorse»
Resta infine accesa la polemica con gli enti locali per il taglio dei trasferimenti. Il Consiglio nazionale dell’Anci si svolgerà oggi in forma aperta a tutti gli amministratori locali davanti a Montecitorio proprio per confrontarsi sulle norme inserite in Finanziaria.

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