Almeno 15 milioni l’anno per i sindaci che sceglieranno di ospitare l’atomo. Più altri soldi da spartire tra la provincia e i comuni limitrofi. È questo il business del nucleare per gli enti locali così come stabilito nel decreto legislativo approvato ieri in via preliminare dal Consiglio dei ministri sui criteri per la localizzazione dei siti. Il provvedimento contiene infatti disposizioni ben precise per le cosiddette compensazioni. Quattrini che per il 60% finiranno in tasca ai cittadini e alle imprese residenti nella zona attraverso riduzioni delle bollette, delle addizionali Irpef e Irpeg e dell’Ici. Ma per il 40% andranno nelle casse di Comuni e Province. A pagare il conto saranno le imprese impegnate nella costruzione e nello sfruttamento degli impianti. Nel dettaglio, è previsto «un beneficio economico onnicomprensivo annuale commisurato alla potenze elettrica dell’impianto nella fase di cantiere, pari a 3mila euro per megaWatt». Considerata una centrale tipo di 1600 MW si tratta di circa 24 milioni per i cinque anni necessari alla costruzione. Successivamente, l’onere per il gestore dell’impianto sarà di 0,4 euro per ogni MWh di elettricità prodotta. Tradotto in cifre sono circa 5,1 milioni l’anno. Somma cui bisogna aggiungere i 13 milioni l’anno che la centrale pagherà di Ici. Questi ultime risorse andranno interamente al Comune che ospiterà il sito nucleare. Il resto sarà invece diviso tra la Provincia (10%) il Comune di residenza (55%) e gli enti locali entro 20 chilometri dalla centrale. Altre compensazioni arriveranno da chi sfrutterà il combustibile nucleare. Ed altri benefici, da quantificare, sono previsti per chi ospiterà gli impianti per lo smaltimento delle scorie.
Per il resto, il decreto stabilisce i criteri con cui l’Agenzia per la sicurezza nucleare individuerà i siti su cui costruire le centrali. Cinque, secondo le indiscrezioni, i candidati: Rovigo, Caorso, Trino Vercellese, Termoli e Montalto di Castro, il cui sindaco del Pd Salvatore Carai, ha detto però di non volerne sapere.
Con buona pace di Carai, il governo sembra intenzionato a premere sull’acceleratore. Entro tre mesi dall’approvazione definitiva del decreto il Consiglio dei ministri adotterà il piano di «strategia nucleare» con cui saranno delineati gli obiettivi strategici. Successivamente, gli operatori interessati, «in un’ottica di libero mercato, formalizzeranno le proposte per la realizzazione degli impianti». Tra questi, ovviamente, l’Enel, che ha già creato un consorzio con Edf per la realizzazione dei primi 4 impianti. L’ad Fulvio Conti ha definito le misure approvate ieri «una pietra miliare nel percorso per il ritorno dell’Italia al nucleare e per avviare un rinascimento industriale e tecnico del sistema produttivo e scientifico del Paese». Ora, ha proseguito il numero uno dell’Enel, «il Paese ha bisogno di ricostruire una cultura». Serve una grande campagna di informazione per spiegare «che il nucleare è sicuro, è un’alternativa reale alle fonti fossili ed è in difesa dell’ambiente».
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